Thursday, December 22, 2005

Violenze sessuali sui minori e la frase di Gesù sui bambini

Fausto Carioti segnala una notizia diffusa da Repubblica: un venticinquenne è stato fermato dai carabinieri con l’accusa di aver violentato un bambino di 5 anni. Pensavo alla frase di Gesù: “Ma se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinara e sia precipitato nel fondo del mare. [...] Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli...” (Matteo 18, 6-10).
La medicina sostiene che abusa dei bambini colui che, a sua volta, è stato abusato. Se la catena non viene interrotta, l'abusato potrebbe, a sua volta, commettere abusi. Tutto ciò può realizzarsi soprattutto per chi è oggetto di ripetute violenze sessuali in età infantile.
Ora, stando alle parole di Gesù, la vittima di abusi conserva la coscienza, la quale sa distinguere il bene dal male. In altre parole, il trauma vissuto non rende l’abusato un individuo senza capacità di autocontrollo, restando responsabile delle proprie azioni.

Friday, December 16, 2005

Invito a firmare la petizione del Centro Wiesenthal su Ahmadinejad

Di fronte all'ennesimo attacco verbale del presidente iraniano Ahmadinejad contro Israele, faccio mia la segnalazione di Fausto Carioti, che invita a firmare e diffondere la petizione del Centro Simon Wiesenthal all'Assemblea Generale dell'ONU perché censuri l'Iran e dichiari il suo presidente persona non grata.

Tuesday, December 13, 2005

Stupri in Italia: le donne occidentali nell’opinione degli islamici

Qualche giorno fa ho seguito una conferenza tenuta da un professore italiano di storia dell’Africa. Avendo insegnato in Egitto, costui ha potuto riferire che da quelle parti molte studentesse considerano le donne occidentali come delle sgualdrine. Immagino che in Egitto e in altri paesi islamici la popolazione maschile sia dello stesso avviso.
I tanti casi di stupro ad opera di extracomunitari marocchini si possono spiegare anche con il disprezzo provato verso le donne nostrane? Per quel che ne so, nei paesi islamici lo stupro viene punito molto severamente. La mollezza del nostro sistema giudiziario, e quindi le forti probabilità che il crimine resti impunito, aiuta a spiegare la tracotanza degli stupratori islamici (e non)?

Elezioni a Messina: per la sinistra Cosa Nostra era in ferie

Sulle elezioni a Messina, Vittorio Feltri mi ha letto nel pensiero: «Si dice che la mafia eserciti una notevole influenza sui risultati elettorali. Però c’è un dettaglio da registrare. Se la sinistra perde, immediatamente grida: ovvio, i suffragi piovuti a destra sono stati pilotati dai boss. Se viceversa la spunta, sta zitta e attribuisce ai siciliani un esemplare senso di responsabilità. Insomma, quando le stesse preferenze vanno a Prodi, sono preferenze democratiche; quando vanno a Berlusconi, sono mafiose.»

Monday, December 12, 2005

I torti e le ragioni della Rice, secondo Francesco Cossiga

Riporto integralmente l’intervento di Francesco Cossiga, pubblicato oggi su Il Giornale.

Il problema non riguarda né il nostro governo né i nostri servizi di informazione e di sicurezza. Nulla l'amministrazione americana ci ha detto delle cover action antiterrorismo della Cia, perché ha temuto, e giustamente, che nonostante il nostro «americanismo», saremmo andati a dirlo in giro... E si sono quindi più fidati della Polonia neocomunista, della Francia e della Germania «antiamericane» e della Svezia ultrapacifista, rifugio dei disertori e dei ricercati di tutto il mondo. La Condoleezza Rice, che per parte della nostra sinistra è diventata ora wasp, e cioè americana bianca di pura ascendenza anglosassone, ed anche razzista contro i negros, è venuta in Europa a far fare agli europei una brutta figura, spiattellando che i governi dei Paesi più critici nei confronti della politica antiterrorismo degli Stati Uniti avevano autorizzato al massimo livello i rapimenti dei presunti terroristi da parte della Cia, il loro trasporto attraverso i cieli d'Europa e l'organizzazione di «carceri» segrete sul loro territorio, e denunciando così la loro ipocrisia. Un atto di coraggioso coraggio, proprio di una cittadina di uno Stato nato da una rivoluzione, sincero per vocazione puritana, abituato a mandare in giro i suoi figli per la libertà e la sicurezza di chi non vuole o sa difendersi.
La Segretario di Stato americano ha insieme ragione e torto. Ha ragione nel denunciare l'ipocrisia e l'ignavia dei Paesi europei nella lotta contro il terrorismo, Regno Unito e Irlanda escluse. Non è che i Paesi europei sopravvissuti alla bufera della seconda guerra mondiale amino in modo particolare la legalità, ma non hanno voglia di combattere, neanche contro il terrorismo. Ciò vale anche per l'Italia che non è riuscita a dotarsi di strumenti giuridici ed amministrativi adeguati, tanto che per la legge non si sa ancora bene cosa sia il terrorismo ed i terroristi, e le norme antiterrorismo che un ministro peraltro coraggioso è riuscito alfine a varare, sono tuttalpiù «norme per tentare di fronteggiare senza l'uso di mezzi fisici anche se moderati, la turbolenza dei bambini della scuola materna durante le ore di ricreazione». Ed un ammiraglio, uno dei trenta o quaranta che abbiamo (più ammiragli che navi!), riesce a bloccare una riforma dei servizi di informazione e di sicurezza voluta da tutti. Ha ragione la Condoleezza Rice a dire che il terrorismo islamico è una forma di guerra che non può essere condotta con metodi tradizionali ed «ortodossi». Ma, lo ripeto, queste sono cose che può dire e fare una grande Nazione nata da una rivoluzione contro la allora più grande e forte potenza del mondo, una rivoluzione guidata da capi che se sconfitti sarebbero stati impiccati.
Ma l'Europa è stanca, dopo che su di essa è passato il rullo di una immane guerra, e di una guerra anche civile: e vuole essere lasciata in pace, vuole che sia l'America a difenderla, ma riservandosi il diritto di sputare sui suoi caduti. Solo la Russia combatte il terrorismo: ma, e non a caso, è anch'essa una Nazione nata da una grande rivoluzione. Certo, quello che è stato fatto, sarebbe potuto essere fatto nell'ambito di una cornice certa di legalità formale, sulla base di accordi internazionali regolarmente stipulati e ratificati. Ma Francia, Germania e Svezia hanno preferito non sporcarsi la loro coscienza liberale e il loro manto di ipocrito candore. E poi, i terroristi, è meglio dopo tutto tenerseli buoni...
Come ormai quasi sempre, l'Europa comprende poco l'America e l'America comprende per nulla l'Europa! L'Italia è «fuori» dal gioco, politicamente, culturalmente e giuridicamente. Lo è politicamente: forse la maggioranza, ma non vasta, degli italiani è contro il terrorismo, moltissimi non lo sono, o lo sono a parole, perché il terrorismo è anzitutto antiamericano, e forte e crescente è il sentimento antiamericano nel nostro Paese. Nonostante la forte presenza nell'Unione di gente decisa come i postcomunisti, Romano Prodi per vincere ha certo bisogno del grande capitale dei «neocapitalisti familiari» e delle grandi banche, ha bisogno dei cattolici, ma ha bisogno anche della sinistra estrema che certo antiterrorista non è.
L'Italia è fuori dal gioco per motivi culturali. La «religione civile» italiana, su cui si fonda la Costituzione, è la «religione della Resistenza»: e la resistenza in tutta l'Europa è stata condotta (la guerra del piccolo contro il grande, del debole contro il forte, del disarmato contro l'armato!) con i metodi propri del terrorismo, da via Rasella all'uccisione «esemplare» del filosofo fascista Giovanni Gentile. E riesce non facile distinguere tra terrorismo e resistenza e tra terrorismo «buono» e terrorismo «cattivo». Solo perché i comunisti ebbero il coraggio di farlo, l'Italia lo fece. E poi, l'obbligatorietà dell'azione penale, la mancanza di una tradizione di «terrorismo di Stato» a difesa della libertà e della sicurezza, ci impedirebbero di adottare «cornici» legali non dico per condurre, ma per permettere che altri conducano sul nostro territorio una «guerra non ortodossa». Ed allora, che facciano gli altri: e, per favore, nulla Condoleezza Rice ci dica...

Tuesday, December 06, 2005

Per molti genitori ed esperti di problemi giovanili, i figli sono extraterrestri

Libero ha pubblicato oggi un intervento dal titolo “Droga, male di vivere che non si sconfigge in ambulatorio . Ma in comunità”, a firma di Don Chino Pezzoli, esponente della Comunità Promozione Umana. Condivido le argomentazioni di Pezzoli, tuttavia, mi lascia sempre sgomento leggere affermazioni del tipo: «Le famiglie sono sole e disperate davanti a un figlio che ha bisogno di strutture comunitarie, private e pubbliche, che garantiscano l’accompagnamento del paziente verso un certo equilibrio e una possibile autonomia.»
Molto spesso si sente parlare dei ragazzi che si drogano come se essi non fossero il prodotto di un ambiente familiare in cui sono stati allevati; al contrario, sembra che i loro genitori se li siano trovati in casa già belli e fatti. A sentire i genitori e certi esperti, improvvisamente alcuni ragazzi si perdono per strada. I genitori scendono dalle nuvole e danno colpe alla società, alle ‘cattive amicizie’, al consumismo per quello che succede ai figli. Mah!
Sono dell’avviso che molti genitori prima rovinano i figli e poi li portano nelle comunità perché li recuperino, delegando alle comunità dei compiti che loro non hanno voluto o non sono stati capaci di assolvere a tempo debito. E pensare che ho sempre ritenuto che fosse compito dei genitori portare i figli ad acquisire ‘un certo equilibrio e una possibile autonomia’! Evidentemente sono stato un ingenuo.
Don Chino Pezzoli parla anche di «Aiutare questi giovani che hanno in sé la “malattia del vivere”». Poveracci, non solo questi ragazzi sono stati mazzolati ben bene dai genitori, mazzolamento quotidiano che li ha portati a non aver punti di riferimento e a non ritrovarsi, come diceva Totò, con la testa al solito posto, cioè sul collo; dopo il danno viene anche la beffa di sentirsi dire che sono malati nell’anima. C’è qui la stessa deresponsabilizzazione dei genitori che avviene per altri problemi giovanili. Ad esempio, ho sentito alcuni medici sostenere in televisione che i genitori non devono colpevolizzarsi per il fatto che le figlie sono anoressiche o bulimiche (sic!). Vai a vedere che i figli sono degli extraterrestri!

Friday, December 02, 2005

Il guerriero che va incontro alla morte nel segno del padre

«Ecco, ora vedo mio padre, vedo mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle e tutti i miei parenti defunti. Essi chiamano me perché prenda posto in mezzo a loro nella sala dei guerrieri, dove l'impavido vive per sempre.» (Il Tredicesimo Guerriero)

Mentre si sta preparando per la battaglia e dopo aver pronunciato questa frase, il guerriero musulmano aggiunge (se la memoria non mi inganna): «Per tutto quello che avrei dovuto fare e non ho fatto, per tutto quello che avrei dovuto dire e non ho detto, per tutto quello che non avrei dovuto pensare e ho pensato, perdonami Dio.»

Oriana Fallaci, in uno dei suoi ultimi libri, critica il film 'Il Tredicesimo guerriero' - protagonista Antonio Banderas - perché vi si dà una versione fortemente positiva del guerriero musulmano del titolo, laddove i cristiani vengono dipinti come dei poveracci.
Gli sceneggiatori del film si sono mostrati anti-cristiani e meritano riprovazione. A mio avviso, rimane il fatto però che queste sono le frasi che pronuncerebbe un uomo di Dio affrontando la morte, sia esso un cristiano, un musulmano, un pellirosse o un vecchio che chiude gli occhi nel proprio letto. Dimenticavo, quando menziono il musulmano, non mi riferisco al terrorista suicida. Quello non è un guerriero, un uomo di Dio o un martire, è solo un vile assassino, anzi, è un poveraccio senza fede.