Tuesday, September 26, 2006

Quando il figlio di Martin Bormann spiegò come diventare adulti

Cosa avrebbe dovuto fare il figlio di Martin Bormann? Disconoscere il padre per quello che aveva fatto? Disse invece: “Era mio padre e lo ringrazierò sempre per avermi dato la vita. Ciò che ha fatto appartiene solo a lui, non a me”.

Monday, September 25, 2006

Occidente: società patriarcale o matriarcale?

Per individuare qualche punto fermo sulla questione, propongo l’osservazione diretta. Non occorre andare lontani e fare chissà cosa. È sufficiente osservare le nostre famiglie d’origine, quelle dei nostri parenti amici e conoscenti. Dopodichè la domanda:
chi ha la vera autorità? chi prende le decisioni ultime, soprattutto quelle sui figli? Il padre o la madre?

Osama, su una cosa l’Occidente dovrebbe dirti grazie

Rubato ad un amico: Vivo o morto, ad Osama Bin Laden va riconosciuto il merito di aver unito gli Occidentali. Com’era prevedibile, però, ci si è ridivisi prontamente, una volta superato il momento dell’emozione.

Friday, September 22, 2006

E anche tu Prodi, basta a prenderci per i fondelli

Dal Corriere online
Notizia delle 17,43

ROMA - ''La domanda che mi e' stata fatta era: Ali Acga ha detto che il Papa correrebbe rischi in Turchia. Io ho risposto che, a parte la fonte, la questione è compito della polizia turca. È la risposta più onesta e seria che si potesse dare". Lo ha dichiarato il presidente del consiglio Romano Prodi, tornato sulle polemiche nate dalla sua risposta a una domanda sulla sicurezza del Papa in Turchia. "Mi dispiace moltissimo che si sia speculato su questo, non si può continuare così. Si gioca anche su cose su cui non si può giocare", ha detto Prodi alla festa dell'Italia dei Valori a Vasto.

Mi sbaglio, o aveva detto: «Alla sicurezza del Papa ci penseranno le sue guardie. Cosa volete che vi dica...»?. Comunque, Prodi ha ragione: non si può continuare così. Si ‘mente’ anche su cose su cui non si può ‘mentire’.

Ahmadinejad, e basta a prenderci per i fondelli!

Ahmadinejad ha ribadito ieri all’ONU che l’Iran intende acquisire il nucleare esclusivamente per scopi civili.
Ora, per quel che ne so, gli scopi civili del nucleare si sostanziano nella produzione di energia elettrica.
Vorrei allora che il presidente iraniano spiegasse che se ne fa del nucleare un paese che galleggia sul petrolio e può quindi produrre tutta l’energia elettrica di cui ha bisogno. Mah!

Monday, September 18, 2006

«Ma siamo solo noi musulmani a insultare sempre la Croce»

di Marcello Foa (Il Giornale, 18/09/2006)

È una voce. Una sola, ma coraggiosa. Non risuona nelle moschee, ma si esprime sulle pagine on line di Elaph, uno dei giornali panarabi più letti su Internet. La redazione è a Londra, l’orientamento modernista e liberale. Basta un clic per accorgersene: sulla colonna di sinistra appaiono foto di giornaliste e cantanti arabe vestite e in pose inequivocabilmente occidentali. Ieri il direttore Othman Al-Omeir ha deciso di rompere il coro di critiche al papa - che in questi giorni ha unito moderati e fondamentalisti musulmani - pubblicando un commento in cui si ribalta la prospettiva.
«Sì il Papa avrà pure sbagliato, però ha presentato subito qualcosa di molto simile a delle scuse dicendo che le sue parole sono state fraintese - si legge nel testo, rilanciato in Italia dall’agenzia Apcom -. Ma quanti sono i nostri Muftì Ulema islamici che si sono espressi per spiegare che è contrario alla spirito dell’Islam offendere i cristiani ogni venerdì nei sermoni delle nostre moschee?», si chiede Hani al Nakshabandih, che giudica «strumentale» la protesta, perché «le parole di Benedetto XVI non possono in alcun modo minacciare l’Islam, né intaccare la figura del Profeta». Tanto più che la Santa Sede da tempo dimostra grande cautela e rispetto nel porsi verso le altre religioni. E Benedetto XVI non ha certo rinnegato la linea del dialogo.
Si può dire altrettanto dei religiosi musulmani? No, secondo l’editorialista di Elaph, che, con notevole audacia, elenca i torti «quotidiani» commessi dall’Islam, nei confronti delle altre religioni: «Noi commettiamo errori mille volte più del Papa - scrive - Nei sermoni del venerdì insultiamo cristiani ed ebrei, chiedendo a Dio di distruggerli». E ancora: «In ogni scuola, inculchiamo ai nostri alunni che i cristiani sono impuri ed andranno all’inferno. In ogni casa cresciamo i nostri figli insegnando che cristiani ed ebrei sono i nostri principali nemici e che dovremo ucciderli altrimenti loro ammazzeranno noi». «Ma i nostri Ulema tacciono, salvo poi scattare all’unisono quando il Pontefice parla della persona del Profeta». È un’ipocrisia, inaccettabile per Hani al Nakshabandih. «I dotti dell’Islam rispondono all’errore con un altro errore: offendere Maometto, non è più grave dell’insulto ai cristiani».
L’accusa è durissima e difficilmente passerà inosservata. Nell’impeto polemico, il giornalista lascia intendere che in tutte le moschee si propaghi l’odio. Non è così. Dimentica di ricordare che la diffusione del fondamentalismo islamico non preoccupa solo noi occidentali, ma anche, se non soprattutto, i Paesi arabi, che, per arginare il contagio, impongono controlli serrati nei luoghi di culto. L’Università del Cairo di Al Ahram, considerata il «Vaticano» dei sunniti, non è certo una congrega di estremisti. E i riti delle congregazioni Sufi sono un inno alla spiritualità, non certo al radicalismo. Nonostante tutto l’Islam continua ad avere più volti.
Ma l’editorialista di Elaph non sbaglia nel denunciarne l’aspetto più aberrante e retrogrado: quello del wahabismo ovvero una setta della penisola arabica fondata nel 1700 e che ha avuto a lungo un’influenza marginale, ma che grazie ai generosi finanziamenti degli sceicchi sauditi fa proseliti nel mondo.
Qualche mese fa la Freedom House, uno dei più prestigiosi istituti di ricerca americani, ha monitorato i sermoni dei clerici wahabiti sia in Arabia Saudita sia in Occidente. C’è da rabbrividire.
Altro che dialogo, altro che comprensione. Quegli imam diffondono un credo totalitario intriso di violenza, che trova eco persino in alcuni documenti ufficiali del governo di Riad. Si sostiene che è un obbligo religioso per ogni musulmano odiare cristiani ed ebrei e che non bisogna imitarli, né fraternizzare con loro né aiutarli in alcun modo.
Guai a salutarli per primi, guai a porgere gli auguri a Natale. La democrazia è anti-islamica e dunque va respinta. I «Fratelli» che si trovano nelle terre dei miscredenti devono comportarsi come se fossero in missione dietro le linee nemiche, acquisendo nuove conoscenze e fondi da usare per la Guerra Santa o facendo proselitismo. Qualunque altra ragione non è ammessa. E chi osa convertirsi sappia che verrà ucciso. Così si parla nelle moschee e nelle scuole coraniche wahabite. Il problema è innanzitutto lì.

Chiedi scusa, Islam

Perché i governanti dell’Occidente non pretendono le scuse dei governi e dei leader religiosi musulmani per quello che hanno fatto e fanno i terroristi islamici?
Chiedete scusa, cospargetevi il capo di cenere, allungate il mese di Ramadan a dieci anni consecutivi per i morti di New York, Madrid e Londra! Chiedete scusa alla Chiesa e chiedete scusa per Andrea Santoro, per Suor Leonella e per tutti quei religiosi che erano lì da voi a testimoniare che la fede in Dio non si impone con la forza! Chiedete scusa al Pontefice perché lo avete accusato di aver detto cose che non ha mai pronunciato e per aver travisato il senso di quello che ha veramente detto! Chiedete scusa perché sputate nella mano di chi vi accoglie nel suo Paese e dà un futuro a voi e ai vostri figli, di chi vi costruisce le moschee in casa sua affinché possiate professare liberamente la vostra fede! Chiedete scusa perché non consentite ai cristiani di costruire chiese e di professare liberamente la propria fede in casa vostra!

Non è tutta colpa dei musulmani se accade quel che accade. Come dice Ida Magli, «i governanti, i leader occidentali debbono convincersi che il mondo musulmano sa di avere già vinto, ed è per questo che reagisce al livello del Capo della Chiesa. Come si può pensare che così fedeli al loro credo, i musulmani nutrano della stima verso coloro che, pur di instaurare il famoso “dialogo”, hanno rinunciato a difendere ciò che di più prezioso possiedono: Gesù […] L’Occidente riprenda contatto con la realtà. Il mondo non diventa perfetto quando i governanti decidono che lo deve diventare. Bisogna reagire con forza, che si sia credenti oppure no, perché qui è in gioco la nostra libertà territoriale e politica. L’umiliazione inflitta oggi al Capo della Chiesa è l’ultimo avviso per l’Occidente: o la smette subito di voler sembrare stupidamente “buono” oppure presto dovrà o diventare musulmano o difendersi con le armi».
Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia.

Friday, September 15, 2006

Per Oriana che non ha sprecato il suo dolore

I grandi sono soli. Prezzo inevitabile.
No, la loro grandezza viene dalla solitudine.
L’anima divisa conduce
verso territori altrimenti negati.
Il dolore delle radici è per molti.
Da quel che ne fanno vengono riconosciuti.
Adesso è l'ora del riposo, Oriana.

Monday, September 11, 2006

Se il Papa dice il vero perché Magdi Allam ‘contestualizza’?

Sulle frasi del Pontefice nell’omelia di Monaco, Magdi Allam ha così commentato sul Corriere della Sera:

«Non solo comprendo ma condivido la denuncia del Papa nei confronti dell'Occidente che disprezza Dio e dileggia il sacro. Tuttavia mi preoccupa che essa non solo coincida con l'accusa dei predicatori d'odio islamici, ma rischia di essere strumentalizzata per legittimare i loro crimini.
[…] Nel nostro mondo la realtà oggettiva, al pari dei valori assoluti, si collocano sempre in un contesto storico contingente permeato dalla soggettività umana e dagli interessi relativi. Ebbene è proprio la contestualizzazione della denuncia del Papa che ne evidenzia la problematicità. […] è questo sconcertante parallelismo tra la condanna dell'Occidente da parte del Papa e degli estremisti islamici che mi preoccupa come musulmano laico e liberale, impegnato nella promozione del valore della sacralità della vita e della libertà della persona. A maggior ragione mi inquieta il fatto che i predicatori d'odio islamici possano individuare nella condanna del Papa una qualsivoglia giustificazione alla loro strategia della violenza, che colpisce indiscriminatamente tutti e di cui gli stessi musulmani sono le principali vittime.»

Non sono affatto d’accordo. “Il fatto che i predicatori d'odio islamici possano individuare nella condanna del Papa una qualsivoglia giustificazione alla loro strategia della violenza” non è un problema del Pontefice. Il capo della cristianità è tenuto a dire ciò che è giusto e vero, anche se le sue parole rischiano di essere strumentalizzate da chi è in malafede.
“Nel nostro mondo la realtà oggettiva, al pari dei valori assoluti, si collocano sempre in un contesto storico contingente permeato dalla soggettività umana e dagli interessi relativi”. In altri termini, secondo Allam, non è l’uomo a doversi adattare a ciò che è vero, ma è la verità a doversi adattare a ciò che fa comodo all’uomo. Accettare il compromesso nel caso dei musulmani equivale a dire che il Papa e la Chiesa non dovrebbero esprimersi contro l’aborto e la sperimentazione sulle cellule staminali perché ciò urta la mentalità corrente. Ma chi se ne frega di quello che pensano i fanatici musulmani e i relativisti dell’Occidente!

Senza timor di Dio non siamo migliori dei mussulmani

Al tempo della vicenda delle vignette ‘sataniche’, dissi la mia in questi termini. La pensavo, allora come oggi, allo stesso modo di qualcuno che ne sa molto, ma molto più di me.

Estratti dell’omelia di Benedetto XVI alla Fiera di Monaco, 10 settembre 2006.

«Le popolazioni dell’Africa e dell’Asia ammirano le nostre prestazioni tecniche e la nostra scienza, ma al contempo si spaventano di fronte ad un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da imporre anche alle loro culture.
LA VERA MINACCIA PER LA LORO IDENTITÀ NON LA VEDONO NELLA FEDE CRISTIANA, MA NEL DISPREZZO DI DIO E NEL CINISMO CHE CONSIDERA IL DILEGGIO DEL SACRO UN DIRITTO DELLA LIBERTÀ ed eleva l’utilità a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca.
Questo cinismo non è il tipo di tolleranza e di apertura culturale che i popoli aspettano e che tutti noi desideriamo. LA TOLLERANZA DI CUI ABBIAMO URGENTE BISOGNO COMPRENDE IL TIMOR DI DIO, IL RISPETTO DI CIÒ CHE PER ALTRI È COSA SACRA».

Thursday, September 07, 2006

Ci sono genitori che insegnano ai figli anche questo

Oggi ho fatto una breve chiacchierata con il figlioletto di un affermato professionista. Ho chiesto al ragazzino - ha 11 anni - se gli piaceva la scuola. La risposta è stata: “Non mi parlare della scuola. Io la odio. Ci vado solo perché papà e mamma mi PAGANO per andarci”. In un primo momento, credevo di aver capito male, ma lui mi ha confermato che, ogni giorno, riceve dei soldi per fare i compiti e andare a scuola. Povero figlio, se solo sapesse che cosa gli stanno facendo!

Monday, September 04, 2006

Perché è meglio non sposare un islamico

Da Libero del 3 settembre

Mi indirizzo a lei, dottor Farina, perché desidero un aiuto. C’è un conflitto in me molto forte. Parto da lontano. Molti pachistani, interpellati da Libero, sostengono che il padre di Hina abbia fatto bene a sopprimerla. Molti altri, i più “democratici”, dicono che non doveva ucciderla ma rispedirla in Pakistan, affinché sposasse l’uomo scelto dai genitori. Tutti i pachistani (o quasi) affermano che non è possibile l’unione tra mussulmani e persone appartenenti ad altre religioni, semplicemente perché “da loro non è permesso”. Mi risulta che più o meno così la pensino in tutto in tutto il mondo islamico.
Non avrei mai pensato che la cosa potesse riguardarmi. Invece un marocchino, un bel ragazzo per la verità, ha messo gli occhi su mia figlia. Lei si è innamorata. Mi ha detto che lui la vuole sposare e l’ha già fatto sapere alla sua famiglia. Io ho reagito male. Ma lei dice che lo ama. Io le ho detto che la obbligherà a convertirsi, e la ridurrà in schiavitù. Dovrei permetterglielo? Lei è appena maggiorenne, ha diciotto anni, ma lei dice che da loro le nozze le fanno da giovani. Sono certa che si rovinerebbe la vita. Ma come faccio a impedirglielo? Sono disperata.

* * *

Gentile Signora, parlando in astratto siamo di fronte a un dilemma etico. In concreto: è un casino. Se ci fossero in giro i bravi di Don Rodrigo li manderei dal sindaco o dal prete o dall’imam per far sapere: «Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai». La questione morale è drammatica: il cristianesimo salvaguarda la libertà dell’individuo. Ma anche quella di lasciarlo schiantare contro un muro? Perché di questo si tratta. Sposare un islamico, a meno che non sia uno dei rarissimi tipi liberali, riconoscibili perché hanno la scorta o sono in fuga, significa doversi sottomettere. Islam vuol dire proprio questo: sottomissione. Per le donne, oggi come oggi, significa schiavitù. Poi ci sono signore che si dichiarano contente di essere prigioniere. Càpita. Anche nella Bibbia c’è chi si lamentava con Mosè e rimpiangeva le cipolle d’Egitto. Se fosse mia figlia, la metterei dinnanzi alla realtà. Le porterei testimonianze del fatto che va verso un inferno vero, per sé e la sua prole.
Dopo di che? Se è maggiorenne, a lei spetta di decidere. Non possiamo farci niente. A noi tocca se non amare, almeno tollerare la libertà dell’altro anche di farsi del male. La civiltà cristiana insegna questo a chi crede e a chi non crede. Il buon Dio che è onnipotente lascia agli uomini la libertà di andare all’inferno: vogliamo essere migliori di Lui? Non possiamo obbligare nessuno a scegliere giusto, l’umanità sta proprio in questa facoltà di dire sì o no. Ma dica no, sua figlia dica no!
Bisogna convincerla usando tutta la pazienza e i ragionamenti possibili, chiederle di pensarci un anno o due, e dirle che è troppo giovane. La faccia parlare con Souad Sbay, che è marocchina e persino musulmana (la può cercare tramite mail a musulmaniditalia@libero.it).
Ė vero: ci sono casi molto rari di matrimoni riusciti. Ma il prezzo è comunque alto: l’accettazione supina da parte della donna del Corano come unica legge cui conformare la vita famigliare. Il Corano obbliga la donna alla obbedienza totale al marito e al suocero (e alla suocera, e persino al cognato). Non vieta espressamente di conservare la fede cattolica. Impone però che i figli siano musulmani. Nascono musulmani, punto e basta. E vanno educati esclusivamente secondo questo insegnamento. Nessuna facoltà per loro, nemmeno da adulti, di scegliere un’altra fede. Sarebbe apostasia, passibile di pena di morte. Non sto scherzando. Ė la realtà.
Conosco persone carissime che si sono illuse. Poi è stato un disastro. Nell’ipotesi migliore, quando la donna chiede la separazione, i figli sono già stati messi al sicuro nella famiglia dell’uomo in Tunisia, Egitto, Algeria o Marocco. Rapimenti di fatto, con la complicità delle autorità locali.
Se sua figlia non crede a lei o a me, creda almeno alla musulmana dura e pura, del tipo fondamentalista. C’è una lettera pubblicata sul sito www.islamonline.it/donna/lettere.htm. La trascrivo nei punti essenziali. «Buongiorno, sono cristiana (e non ho intenzione di convertirmi) e ho un ragazzo musulmano, lo amo da morire ma spesso mi avanza delle richieste per me assurde, come il non andare al mare in costume o non frequentare amici uomini e soprattutto il non poter scegliere insieme la religione dei nostri figli (se un giorno ci saranno): per lui è sottinteso che dovranno essere come lui… ma è giusto? Io non chiedo a lui di cambiare niente, accetto di lui tutto, ma perché lui non riesce ad accettarmi? Secondo Lei, sinceramente, è possibile riuscire ad avere una vita insieme pur conservando ognuno nel rispetto dell’altro la propria identità? Sono disperata. Cordiali saluti. Marina».
Risposta, molto sincera, da parte di un autorevole musulmana dell’Ucoii. «Cara Marina, lui non sta violentando la tua libertà, ma invece saggiamente sta mostrandoti ciò che egli vuole da te, e ciò è bene. Se uno ama la sua religione, ha diritto di sposare una donna che la condivida. Tu dici, io accetto tutto di lui, se lo fai veramente devi accettare anche “la sua passione per Allah e la sua via”. Ascolta il tuo ragazzo, leggi il Corano, cerca di capire con l’aiuto di Dio, non pensare che il sentimento che oggi provi duri per sempre , e quindi devi usare anche la ragione per scegliere. Conosci e poi scegli. Patrizia Khadija». Insomma, onestamente, gli stessi musulmani direbbero a sua figlia: pensaci. Ti infili in una strada obbligata: la via di Allah.
Se a sua figlia non basta, almeno al Papa dia un po’ retta. C’è un importante documento: «Erga migrantes caritas Christi», l’amore di Cristo verso i migranti. C’è un bel “no” ai matrimoni misti, specie di donne cattoliche con uomini musulmani. Posso dare una testimonianza su come sia maturato questo invito. Nel 1998, in Algeria, l’arcivescovo Henri Teissier mi raccontò che le donne cristiane sposate musulmani venivano disprezzate dai figli. Istigati dai maestri e dai compagni: «Mia mamma è una rumia!», una cristiana, che schifo, una creatura inferiore. Teissier autorizzò molte madri, che in segreto si erano avvicinate a lui, a mantenere la fede cattolica nel cuore e a fingersi musulmane. Questo strazio sarebbe meglio evitarlo.
Nel marzo del 2000, don Pierino Gelmini aveva lanciato l’allarme: «C’è tra i musulmani che vengono da noi una nuova parola d’ordine: sposare le donne cattoliche per convertirle all’Islam». Meglio dire di no. In una trasmissione televisiva sostenni: se mia figlia chiedesse di sposare un islamico, cercherei in ogni modo – salva la sua libertà – di evitarglielo. Mi beccai del razzista. Lo ripeto ora. Gli islamici sono spesso buoni, ma l’islam è cattivo; i cattolici sono spesso cattivi, ma il cristianesimo è buono. Buono ma non stupido, però. Sua figlia non faccia la stupida. Mandi un bacetto al fidanzato marocchino, e lo molli.
Renato Farina