Saturday, May 26, 2007

Julien Green, spunti di riflessioni da un convertito

[…] Julien Green si convertì al cattolicesimo a 16 anni, ma il suo ardore di neofita restò scandalizzato dalla grigia routine dei cattolici abitudinari. Dunque, a 24 anni scrisse un Pamphlet contre les catholiques de France e se ne andò dalla Chiesa, sbattendo la porta. Ritornerà, e definitivamente, a 39 anni. Ecco una breve scelta da quel Pamphlet contro di noi, “cristiani della domenica”: c’è, qui, qualcosa che può indurci ancora a riflessioni salutari, pur nell’estremismo talora irritante, esagerato, del convertito. Giudicate voi.

«Diffido di coloro che non hanno mai provato difficoltà a credere. Forse è perché non hanno ben capito di che cosa si tratta.»

«Ho paura che certa predicazione ci inganni. Le parole più terribili di tutta la Bibbia sono pronunciate proprio da quel Gesù che ci presentate come così indulgente e bonario. Non è il Padre, nell’Antico Testamento, che ha detto: “Via di qui, maledetti, nel fuoco eterno!”. Si ha più ragione di tremare dopo aver letto il Nuovo che l’Antico Testamento. Qui, il Padre discute con gli uomini, talvolta si pente dei castighi che ha inflitto loro; il Figlio parla invece di peccati che non saranno perdonati, di inferno eterno, di fuoco che mai si estingue.»

«Gesù ci assicura che noi possiamo offendere, e in modo irreparabile, il Cielo. Come concepire che un essere inferiorissimo possa ferire l’Essere infinito? Per offendere il Cielo, bisognerebbe che fossimo suoi eguali. Si direbbe che il peccato ci alzi, nel momento stesso in cui ci abbassa. Se l’uomo fosse meno grande agli occhi di Dio, basterebbe (e sarebbe già enorme) il purgatorio. Dunque, l’inferno è la prova della nostra nobiltà. Sei fatto per gioire eternamente o per patire eternamente: sei dunque trattato, più che da principe, da Dio tu stesso.»

«Non sappiamo quale diga abbattiamo con il peccato, che non vive isolato, è legato a tutto. Peccare è permettere l’invasione della morte. Ma quali guasti procuriamo, quale sia l’estensione del disastro, lo misureremo solo nel giorno del giudizio.»

«La Bibbia si può saperla a memoria, come certi miei amici protestanti, e non capirla. La si legge invano se non se ne ha la chiave. E questa ce l’ha solo la Chiesa.»

«Se la Chiesa potesse morire, morirebbe per il fatto di essere accettata da tutti. Bisogna che appaia scandalosa, che susciti opposizione. Chi perseguita lo fa perché indignato. E la sua indignazione nasce dallo stupore. Ma questo stupore è giustissimo, guai se venisse meno.»

Tratto da Vittorio Messori, La sfida della fede, San Paolo, 1993, pp. 52-54

Thursday, May 24, 2007

Pillola 14

La vera riforma della chiesa è diventare più cattolica, non meno. (George Weigel)

Monday, May 21, 2007

Preti efebofili: i laicisti soccorrono la Chiesa

L’inchiesta della BBC sui sacerdoti cattolici coinvolti in casi di efebofilia, con annesso getto di fango su Benedetto XVI, è argomento che tira forte in questi giorni, anche su Tocqueville. La cosa non deve sorprendere. Era più che naturale che i tanti nemici della Chiesa cogliessero la palla al balzo, dando grande visibilità al filmato dell’emittente britannica. Dopo gli attacchi dei media USA, ecco quindi arrivare quelli dei media d’oltre Manica (ricordo che il Guardian, giornale della sinistra radical-chic, ha recentemente tirato fuori lo stesso ‘scoop’). Lor signori stiano comunque tranquilli, perché Santa Romana Chiesa sopravviverà. Da duemila anni, c’è chi tenta di ridurla al silenzio, di negarle la missione di vera e unica rappresentante della verità evangelica, di ridimensionarne la capacità di attrazione delle masse, ma, grazie al sostegno del suo ‘sponsor nascosto’, non c'è mai riuscito e mai ci riuscirà.
Premesso questo, va però detto che la denuncia della BBC, e il clamore che ha suscitato, sono legittimi e, soprattutto, salutari per la Chiesa.
Anche se il fenomeno non ha le proporzioni denunciate, anche se sono tante le castronerie che si vanno scrivendo per dar sfogo al livore anticattolico, va riconosciuto che il fatto grave di cui si accusa la Chiesa, purtroppo, si verifica (non mi riferisco al caso specifico dei preti che commettono abusi, quanto a quello di una gerarchia ecclesiastica che ha chiuso spesso un occhio, se non entrambi). E’ vero, i ministri di Dio sono uomini e quindi peccatori come tutti, ma la Chiesa non può permettersi di tollerare simili nefandezze al suo interno. La Chiesa di Benedetto XVI deve continuare a fare pulizia e vigilare sempre. Ben venga quindi che i laicisti anticattolici abbiano a cuore la sua purezza!
Concludo segnalando questo post e una serie di articoli che possono aiutare a mettere ordine nel marasma generato dalla disinformazione anticattolica.

Aggiornamento: consiglio la lettura di questo bellissimo post di Isola del Pensiero.

Pillole 13

Il rischio è quello di arrivare di fronte a Dio e dovergli dire: perdonami se … non sono stato felice.

La sofferenza dei giusti e la sapienza d’Israele

Il Talmud fornisce una risposta credibile alla domanda di sempre: perché così spesso i giusti soffrono e altrettanto spesso gli ingiusti sembrano trionfare?
«Perché nessun uomo è totalmente buono o totalmente malvagio. Così, i giusti scontano in questo mondo i loro pochi peccati e gli ingiusti ricevono il premio per i loro meriti. In questo modo, nell’aldilà non ci saranno recriminazioni e proteste, quando i giusti si avvieranno alla gioia eterna e gli ingiusti all’eterna punizione».
(Citato in Vittorio Messori, La sfida della fede, Ed. San Paolo, 1993, pp. 31-32).

Thursday, May 03, 2007

Parole di piombo contro la Chiesa

Il grande Michele Brambilla su il Giornale di oggi.

A molti è sembrata esagerata l’etichetta di «terrorista» che l’Osservatore Romano ha affibbiato al Carneade Andrea Rivera, o quantomeno al contenuto del suo demagogico e sconnesso discorso pronunciato dal palco di piazza San Giovanni, allestito per la festa del primo maggio. Anche a noi il termine utilizzato dal quotidiano della Santa Sede è parso fin troppo importante: più che un terrorista, questo Rivera ci è parso solo uno che non sa quel che dice.
Tuttavia, dicendo che certi discorsi spesso sono parenti stretti di gesti violenti, l’Osservatore Romano ha toccato un nervo scoperto. Specie noi italiani, abbiamo una lunga esperienza di quanto le parole pesino come le pietre. Abbiamo memoria - o almeno dovremmo averne - di quanti danni fecero negli anni Settanta quei cosiddetti cattivi maestri che se ne guardarono bene dall’impugnare le armi - troppo pericoloso - ma che aizzarono i più scalmanati a farlo.
Non è tanto lo strimpellaro Rivera a preoccupare, infatti, quanto ben altre voci, considerate anche autorevoli perché di politici o intellettuali, di uomini di lettere o di spettacolo; persone che da tempo seminano rancori, predicano odio, dipingono l’avversario politico o ideologico come la quintessenza di ogni male.
Non è il caso di ricordare quanto e cosa è stato scritto e detto, da una dozzina di anni a questa parte, su Silvio Berlusconi. Basta ricordare che il nostro è un Paese talmente singolare che una riforma del lavoro - anche se concepita da uomini di sinistra moderata - è considerata come il via libera al precariato; e ogni giuslavorista che metta mano a quella materia è considerato un nemico dei lavoratori. Troppi slogan, troppo livore urlato nelle piazze e sui giornali. Sembra restare lì, quell’odio: ma poi c’è sempre qualcuno che lo raccoglie e pensa di passare alle vie di fatto. D’Antona e Biagi li hanno ammazzati negli anni scorsi, non in quelli di piombo, considerati tanto lontani e irripetibili.
Allo stesso modo - visto che siamo partiti dagli attacchi al Papa, e implicitamente anche dalle pallottole spedite a monsignor Bagnasco - bisogna riflettere sul clima che si è creato attorno alla Chiesa cattolica. Un conto è criticare la Chiesa; un conto è difendere la propria libertà nel dissentire. Altro, e ben diverso conto, è sostenere che la Chiesa attenta alla nostra libertà; chenon deve intervenire; che le sue sono indebite ingerenze; insomma che deve tacere. Questa pretesa corrisponde all’eliminazione dell’avversario; certo non fisica, nelle intenzioni di chi pronuncia certi discorsi. Ma così come c’è qualche estremista che con i D’Antona e i Biagi ha deciso di «farsi giustizia» da sé (naturalmente in nome degli oppressi), qualcun altro potrebbe decidere che l’unico modo per silenziare Bagnasco - o chi per lui - sia quello di usare il silenziatore. Non pensate che sia fantasia: chi ha deciso di far scortare l’arcivescovo di Genova addirittura quando dice messa, evidentemente ha raccolto più di un segnale preoccupante.
Non bastano le parole di circostanza del presidente Napolitano. Tantomeno servono i non chiarissimi discorsi di Prodi, che ieri - invitando «tutti» ad abbassare i toni - ha perso una buona occasione per fare distinzione tra i Rivera e i Bagnasco.
È davvero brutto, il clima, se anche un cattolico di sinistra come Savino Pezzotta viene insultato perché si fa portavoce della difesa della famiglia, e viene chiamato «oscurantista» da una rivista chic come Micromega. È davvero brutto, se un ministro della Repubblica stravolge il senso di un discorso del presidente della Cei facendo credere che abbia equiparato Dico e pedofilia, additando così chi (non) ha pronunciato quel discorso al pubblico disprezzo. E, indirettamente, facendone un obiettivo dei nuovi estremisti.
Ecco perché l’allarme sul «terrorismo delle parole» non va liquidato come una caduta di stile dell’Osservatore Romano: è un allarme che scuote, o almeno dovrebbe scuotere, le coscienze di molti protagonisti della vita politica e giornalistica del Paese. Gente ben più importante di un riccioluto menestrello trasteverino, subito scaricato da quei sindacati che gli avevano incautamente dato la parola.