Monday, March 31, 2008

Il Sogno dell’amore per sempre. Vademecum per fidanzati

Solo con molta lentezza si va percependo l’immensità del disagio che per più della metà degli italiani deriva dalla fragilità e dalla rottura dei vincoli di amore coniugale. La deriva è agghiacciante ed è ormai sotto gli occhi di tutti. La cultura imperante ha messo il silenziatore, ma le depressioni, i suicidi, gli omicidi, i giovani spaventati di fronte al matrimonio, il dilagare delle convivenze previe per paura che tutto finisca (aumentando la fragilità!), il diffondersi dei single e dell’omosessualità come fuga dal vincolo uomo-donna, per non dire dei bambini che diventano cinici o in eterno debito di amore, sono in grande aumento. Fenomeni, tutti, direttamente collegati alla fragilità del vincolo coniugale. L’ultimo dato, dirompente, è quello delle ricerche fatte dal Ministero sulla violenza inferta alle donne, da cui risulta che ci sono in Italia circa due milioni di uomini che molestano più o meno pesantemente la ex, (ex fidanzata, ex amante, ex moglie); ciò è dovuto alla sofferenza particolare della psiche maschile di fronte ad un amore non corrisposto. È bene aver presente che l’alternativa all’”amore per sempre” è la disperazione. E bisogna aggiungere la sofferenza dei genitori-suoceri, dei fratelli di chi si separa e anche vari amici, oltre all’indotto sui costumi e sul loro logoramento. Non c’è alcun dubbio che la sofferenza più acuta proviene dall’amore rifiutato. La sofferenza di un/a fidanzato/a lasciato/a, o coniuge lasciato e dei figli è spaventosa, più che per una malattia grave, più che una morte in guerra o per incidente d’auto. La fragilità dei vincoli forti dell’amore causa i danni più gravi per una società. Scrive lo psichiatra E. Rojas: «L’amore non corrisposto porta a una esistenza tra le più disperate che si possano immaginare. La vita diventa una prigione, tutto svanisce e perde significato. La tristezza invade il cuore e vi prende dimora stabilmente. Non ci sono più prospettive e speranze. Può finire in una vera e propria ossessione psicologica di difficile soluzione e infausto pronostico», Remedios para el desamor, Madrid 1990. Qui c’è anche un’indicazione sul bisogno di fondare l’amore in Dio, come dono che ci unisce dall’alto, altrimenti siamo in balia della libertà incerta di un/a giovane d’oggi, dal cui amore si dipende. Il fenomeno è accompagnato dalla disillusione sull’amore, dalla paura di legarsi, dal cinismo verso la vita e gli altri, dal dilagare del sesso deresponsabilizzato, dalla prostituzione, dalla droga, dalle malattie infettive, con tanti altri dolori. Certamente oggi ci sono depravazioni che a Sodoma e Gomorra non si immaginavano. Quando Apuleio nelle Metamorfosi, descrive la decadenza della famiglia nell’impero romano alla vigilia del crollo definitivo, sembra fare una foto del nostro tempo. Ci si accorge dopo, e a volte può essere troppo tardi. Occorre affrettare la presa di coscienza, perché è l’unico modo di decidersi a ripensare i dati culturali in cui ci si muove; l’unico modo di unire le forze di aree culturali differenti per il bene di tutti. La sofferenza diffusa fa sorgere delle domande, ancora insufficienti a cambiare la deriva della cultura, ma che potrebbero aprire qualche spiraglio per un ripensamento antropologico in cui impegnarci tutti.
Può sembrare un quadro pessimistico. Ma è la realtà di tutti i giorni, che ci circonda. Le sofferenze psicologiche degli altri non colpiscono più di tanto e pertanto ognuno può continuare a credere alle mode della cultura imperante, magari sorridendo sulle pene di amore degli altri. Per il momento prevale ancora l’idea utopistica che togliendo divieti si favorisce la libertà e pertanto se ci sono tanti guai familiari è perché ancora abbiamo tabù, paure, divieti, peccati imposti nel passato dalla Chiesa e mantenuti oggi da genitori o istituzioni retrograde. Nelle scuole medie ormai risuona l’imperativo ad essere liberi, senza i timori dei grandi; perché aver paura a sperimentare il sesso eterosessuale, omosessuale o lesbico? Cose sentite in lezioni di educazione sessuale.

Il libro di Ugo Borghello si propone di aiutare i giovani (con spunti che valgono per tutte le età) a confrontarsi a tutto campo sul tema dell’amore umano. L’A. è ben consapevole che minacciando i giovani con i mali cui vanno incontro non si educano, e non si ottiene praticamente nulla. Pertanto si propone di esporre a 360 gradi la tematica dell’amore nei suoi aspetti sentimentali, sessuali, spirituali, sociali, con due capitoli finali per i giovani cristiani che si proiettano al matrimonio come sacramento della Fede.
Il titolo del libro non è da intendere nel senso che l’amore per sempre, fedele per tutta la vita, è ormai un sogno; bensì che nel cuore di tutti è presente il sogno, il desiderio profondo, dell’amore per sempre. Oggi l’indissolubilità non è più imposta dalla legge, e dato che la legge è educativa, il divorzio ha portato a perdere la fiducia in vincoli duraturi. Certamente l’amore è per sempre come natura profonda e non certo per imposizione esterna. Oggi è possibile fare matrimoni migliori del passato proprio perché occorre studiare e rendersi conto dei danni che una cultura divorzista ha portato nel cuore di quasi tutti. Qualcosa di buono si può trarre dal fatto che il matrimonio non è più indissolubile per imposizione sociale. Ma sono pochi coloro che sanno trasformare in bene la mancanza di una legge in tale senso.
Per chi vuole prendere in mano le proprie sorti il libro di Borghello è quanto di più completo si possa trovare. La vera educazione è promossa dalla gioia della meta ambita, più che dalle correzioni o dalla paura di sbagliare. Il libro indica in tanti modi la bellezza di un amore che matura secondo le sue grandi promesse. Però si tratta di un tema in cui non basta insegnare. Occorre il coinvolgimento attivo dei giovani. I giovani devono capire che amare è impegnativo, anche difficile: solo se capiranno la distinzione tra l’innamoramento e l’amore vero accetteranno di farsi aiutare a riflettere su cosa porta bene e cosa porta male. Se non collaborano liberamente nella loro educazione difficilmente i grandi potranno aiutarli, specie oggi, in una società che vede i grandi immersi fino ai capelli nella crisi culturale.
La verità dell’amore comprende una robusta dimensione morale: comportamenti validi che permettono di poterci fidare gli uni degli altri e costruire insieme. Tutto ciò fa parte del disegno divino per il bene degli uomini; chi lascia questa verità è come un ramo carico di ciliegie staccato dalla pianta: grande soddisfazione subito e poi muore e non dà più frutto. Oggi tale verità morale è contestata, ridotta, improvvisata, con il benestare della cultura imperante. Ciò porta alla morte dell’amore, ai disagi familiari, alla perdita di senso. Certamente i giovani rifiutano il moralismo, la morale imposta dalla legge o dai grandi. La morale ha senso solo come ossatura dell’amore. Gesù insiste molto sul bisogno di superare il moralismo. Ricorre spesso ad esempi con due personaggi, uno moralista e l’altro libero dalla legge, anche nel male: il figlio prodigo e suo fratello, o il fariseo nel tempio e il pubblicano. Anche le diatribe sul sabato indicano sempre il superamento del moralismo, che sottopone la persona alla legge invece di vedere la legge a servizio della persona e pertanto dell’amore. Ci si educa alla morale educandoci all’amore. Se si dà per scontato l’amore e si indica la morale come imposizione dei genitori o della chiesa, si favorisce la scelta immorale. Se i genitori proibiscono certi comportamenti senza un clima di affetto, di studio, di condivisione, e senza una valida spiegazione non solo religiosa, ma antropologica, sapienziale, si finisce per favorirne il rifiuto, sempre comodo per l’egoismo o per il conformismo sociale. Ma si faccia attenzione: non si esce dal moralismo con una libertà irresponsabile, ma con una morale a servizio dell’amore. Tra la libertà senza legge morale del figlio prodigo e il moralismo di suo fratello, entrambi a due dimensioni ed entrambi falsamente giustificati dalla negatività dell’altro, occorre prendere le ali dell’amore e salire al livello del cuore del padre della parabola. Facilmente si pensa a due modi di vivere: chi sceglie la libertà pensa che l’alternativa sia il moralismo; chi sceglie la legge pensa che tutti i mali vengano dai peccati. Ma in realtà sono sempre tre le possibilità: quella della libertà senza legge; quella della legge senza libertà, e quella dell’amore che rende liberi di osservare la legge!
Moltissimi, oggi, sono sicuri di poter irridere ai dettami della morale cristiana, proposti dalla Chiesa, e non è per nulla facile parlare loro a voce, personalmente o in una lezione. Il gruppo in cui si muovono dà loro presunzione e impermeabilità verso gli insegnamenti dei grandi. Benedetto XVI ha indicato questa difficoltà educativa nella sua lettera sull’educazione. Certamente il problema più difficile è quello di mantenere i giovani nell'alveo del bene, specie in vista di vincoli forti su cui tutti possano contare e sulla base morale necessaria all'amore. Oggi siamo di fronte ad un vero spartiacque tra coloro che ancora accettano la morale (magari con fragilità e peccati, ma sapendo di che si tratta; la Chiesa non si è mai scandalizzata dei peccati: li assolve! pur che siano riconosciuti) e coloro che fanno la scelta del sesso separato dalla procreazione, dalla famiglia e anche, ormai, dall'amore (se amore si può ancora chiamare il sentimento che unisce due adolescenti momentaneamente). Si tratta, di fatto, di due civiltà diverse. Ci sono giovani ancora desiderosi di far le cose bene, ma sono molto incerti, disorientati, confusi dai coetanei e da tutta la cultura, e pertanto deboli; finiscono, dopo alcuni anni di fidanzamento, per ritenere necessarie le esperienze sessuali con la fidanzata. Poi magari si lasciano.... Per questi giovani un libro come questo che segnaliamo, forse unico sul mercato a trattare il tema a 360 gradi, perlopiù in positivo, ma anche rispondendo a tutti gli slogans del “che male c’è”, nelle prospettive dell'amore per sempre e nella sua base morale, permette a chi ancora è aperto alla morale proposta dalla Chiesa, di corroborarsi nelle buone convinzioni e nel modo di comportarsi.
Il Papa diceva, accorato, al Pontificio Consiglio per la Cultura, il giorno 8 marzo, che “La secolarizzazione (…) invade ogni aspetto della vita quotidiana (…) e non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. (…) la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale”. Infatti, oggi, un sacerdote (e qualunque educatore) non riesce a parlare a voce della morale sessuale, perché trova resistenza: ascoltano solo per ribattere. Si finisce per allontanare i giovani. Tanto è vero che ormai i sacerdoti non ne parlano quasi mai, lasciando fare ai giovani per conto loro. Ma così si finisce per tradire i giovani e lasciarli nella confusione e negli inganni della cultura imperante. Solo un libro a 360 gradi può ancora fare qualcosa, perché se viene loro da ribattere, proseguendo trovano un mucchio di argomenti a favore dell'amore vero (ben più ricco dell'amore sincero).
Il libro è lungo, ma è ora che ci si decida a studiare anche per sposarsi e non solo per laurearsi. Oggi si studia di più per prendere la patente che per sposarsi. Si continua infatti ad intendere l’amore solo come innamoramento, e per innamorarsi non c’è bisogno di studiare. Tutti i libri seri che parlano di famiglia distinguono l’amore sincero (innamoramento) dall’amore vero, per il quale occorre studiare molte cose, non solo all’inizio, ma lungo tutta la vita matrimoniale, ma la cultura imperante non filtra questo messaggio fondamentale. Tante sofferenze nei matrimoni sono dovute all’ignoranza dei caratteri diversi, della soggettività maschile e femminile, dei linguaggi diversi che si parlano usando le stesse parole. Molte diocesi si stanno attrezzando per un corso di due anni per i fidanzati. Il libro può essere un valido aiuto per questi itinerari, oltre che per lo studio personale di giovani avveduti e di educatori.
(Recensione tratta da Totus Tuus Network)

UGO BORGHELLO, Il Sogno dell’amore per sempre. Vademecum per fidanzati. Ed Ares, Milano 2007, pp. 372, euro 19,00.

Friday, March 28, 2008

Giuliano Ferrara e la lista pro-life sul Corriere


"Se fossi ministro? Bloccherei la Ru486".
Qui il video dell'intervento di Ferrara su Corriere della Sera TV.

Fitna è online



Attenzione: questo film contiene immagini molto dure.

Le critiche al film mi hanno ricordato un aneddoto su Pablo Picasso, raccontatomi diversi anni fa. Nel 1937, Picasso dipinse un quadro intitolato “Guernìca”, dal nome di una località in cui, durante la guerra civile spagnola, i tedeschi compirono un bombardamento dagli effetti devastanti sulla popolazione inerme. Picasso rese con grande efficacia il senso di quella strage.
Pochi anni dopo, alcuni militari tedeschi, ammirando il quadro, chiesero ad uno sconosciuto che si trovava lì vicino: “Chi l’ha fatto?”. Il caso volle che quello sconosciuto fosse proprio Pablo Picasso, che rispose: “Voi”.
Mi sono domandato: è stato Geert Wilders a fare questo film?

Aggiornamento del 29 marzo. A seguito delle gravi minacce subite dal suo staff, il sito LiveLeak.com ha dovuto rimuovere il film. Per poterlo comunque visionare, rinvio a A Conservative Mind, che ieri aveva ricaricato una copia di Fitna su Blogger.
Di A conservative Mind, si legga Fitna, Allam e Hirsa Ali: l'Europa alla rovescia.

Thursday, March 27, 2008

Per qualcuno la conversione di Magdi Allam è aggressione

Al laicismo e all’odio per la Chiesa cattolica ci siamo ormai abituati eppure non possiamo nascondere un evidente sconcerto per le reazioni scomposte - e in alcuni casi deliranti – al battesimo ricevuto da Magdi Allam in San Pietro durante la Veglia pasquale celebrata da papa Benedetto XVI. Non ci riferiamo alle reazioni del mondo islamico, in parte scontate e dove peraltro non sono mancate voci rispettose, ma a quelle di certo mondo politico italiano e addirittura di alcuni cattolici eccellenti. Segno che il laicismo e l’intolleranza anti-cattolica sono molto più profonde di quanto pensato e hanno addirittura varcato la soglia della Chiesa.

Ci riferiamo ai duri attacchi al Papa e a Magdi Cristiano Allam portati anzitutto da vari leader socialisti e della sinistra radicale – Boselli, Intini, Craxi, Spini, Venier – che si esprimono curiosamente negli stessi termini usati da Hamas, ovvero accusando il Papa di incitare alla violenza, di fomentare il fondamentalismo, di alimentare la guerra di religione. Terminando con la richiesta al Vaticano di prendere le distanze dalle opinioni di Allam. Ma anche dal Partito Democratico sono partiti dei siluri, come quello di Ludina Barzini (candidata per il Senato in Lombardia) secondo cui “parlare di Italia come culla del cristianesimo rischia di riportarci indietro di anni”. Seguendo il filo del suo ragionamento dovremmo dedurne che non potremo più affermare neanche che l’Italia è la culla del diritto (romano), che la Toscana è la culla della lingua italiana (chi sa mai che si offendano i lombardi) e così via negando la realtà e la storia. Per Franco Monaco, inoltre (sempre del Pd), fanno problema le motivazioni di Allam e “la pubblica ostentazione di una intima conversione”. Certo, molto meglio scegliere le catacombe per il battesimo in modo che nessuno lo venga a sapere, in fondo Roma ne è ancora piena. Ma Monaco, in questo suo argomentare, mentre contesta la mancanza d’umiltà di Allam si auto investe modestamente del ruolo di difensore del cristianesimo che con questo battesimo mediatico risulta ridotto a “religione civile e ideologia dell’occidente che ne mortifica l’universalità”. Così anche lui conclude con la storiella dell’incitamento “allo scontro di civiltà”. Si fosse esposto prima, probabilmente il conclave di due anni fa avrebbe eletto lui Papa e non quello scriteriato di Benedetto XVI che non si rende bene conto di cosa stia facendo.

Ma ancora più sconcertanti sono alcuni commenti provenienti da voci ostentatamente cattoliche. Come ad esempio il commento apparso il 26 marzo a pagina 8 del quotidiano Europa a firma di Aldo Maria Valli. Il noto giornalista cattolico, forse rendendosi conto dell’enormità delle cose che afferma, si nasconde dietro un presunto messaggio inviatogli da un suo anonimo amico sacerdote che “lavora sulla frontiera dell’islam” . Il messaggio, che il giornalista riporta con finto stupore e malcelata partecipazione, è una sequela di attacchi al Papa da lasciare esterrefatti. Ve ne risparmiamo il contenuto, basti ricordare che il battesimo di Magdi Allam viene considerato la reiterazione del grave errore già fatto con il discorso di Ratisbona (che peraltro è uno dei punti decisivi per la conversione di Allam): e se errare è umano, perseverare….

Anche peggiore, se possibile, il commento di don Vinicio Albanesi, responsabile della comunità di Capodarco, che quando c’è da colpire la Chiesa e il Papa non si tira mai indietro. E l’ANSA è sempre lì pronta a raccogliere le sue perle di saggezza. Ebbene, secondo don Albanesi la conversione di Magdi Allam “non aiuta il cristianesimo” e la decisione del Papa di battezzarlo nella notte di Pasqua sarebbe addirittura “un’aggressione”, tanto da fargli sentenziare che “quando il cristianesimo si è aggregato a forze militari ha sempre fallito”. Di quali forze militari vada vaneggiando don Albanesi non è dato sapere, visto che ci rifiutiamo di credere che si riferisse alle guardie svizzere. Ma ancora più incredibile è il pensiero (si fa per dire) seguente: “L’islam può essere aggressivo ma il cristianesimo non può rispondere con la stessa arma perché il suo simbolo allora non sarebbe la croce”. Cioè, se le parole hanno un senso, il battesimo di un convertito come Allam – secondo don Albanesi - esprime lo stesso grado di violenza degli attentati di al-Qaeda e delle stragi perpetrate dai kamikaze islamici. Dopodichè possiamo dedurne che le minacce della scorsa settimana di Bin Laden al Papa siano giustificate.
Evidentemente certi personaggi, insieme all’uso della ragione hanno perso anche il senso del ridicolo, e ogni commento appare dunque superfluo.

Però è giusto almeno ricordare che il “convertito” di cui si parla, additato come un provocatore, vive da cinque anni sotto scorta proprio per aver creduto nella possibilità di un islam moderato, cosa che gli ha attirato diverse condanne a morte da parte di religiosi islamici. Ed è ben consapevole che quest’ultimo passo potrebbe costargli molto caro. Forse se qualche fervente islamico decidesse – Dio non voglia - di attuare le fatwe lanciate contro Magdi Allam, i nostri illustri pensatori tirerebbero un sospiro di sollievo e l’anonimo-prete-sulla-frontiera -dell’islam vedrebbe così scongiurata una guerra di religione. Tutti insieme poi direbbero che in fondo se l’è cercata.

Costoro non si rendono conto che ciò che è accaduto la notte di Pasqua è per la libertà di tutti noi. Come ha sostenuto l’Osservatore Romano, la celebrazione del Battesimo di Magdi Cristiano Allam in San Pietro altro non è stato che un gesto di affermazione della libertà religiosa. E senza questa non esiste alcun’altra libertà.

(Scritto da Riccardo Cascioli, Il Timone, 26 marzo 2008)

Si vedano anche:
Vittorio Messori sul Corriere della Sera del 25 marzo;
Padre Samir: "Il Papa ha ragione. Nei paesi islamici la Chiesa si censura", di Sandro Magister su Settimo Cielo;
Come e perché il Corriere ha censurato l'articolo di Magdi Cristiano Allam, di Antonio Socci su Libero del 27 marzo.

Friday, March 21, 2008

Thursday, March 20, 2008

Gesù e Maometto, un confronto interessante

Il multiculturalismo imperante esige che si eviti di fare qualsiasi associazione tra terrorismo e fondamentalismo islamico, malgrado siano gli stessi terroristi a invocare il Corano. Abbiamo visto le assurde – e anche ridicole - conseguenze di questa censura “politicamente corretta” nella notizia pubblicata il 19 febbraio. Ora, ha ben ragione Benedetto XVI a insistere sul fatto che non è lecito uccidere in nome di Dio e che Dio non può volere la violenza, ma l’insistenza – che ha assunto il tono di una sfida alla ragione - si spiega proprio con il fatto che, in campo islamico, c’è chi teorizza il contrario. Sarebbe anche sbagliata un’equazione del tipo islam=terrorismo o islam=violenza, però allo stesso modo non si possono negare certi fenomeni inquietanti, che ripropongono la domanda sulle radici della violenza fondamentalista.
Uno spunto originale ce lo offre il lavoro di William J. Federer, uno studioso americano esperto di rapporti tra religione e società, il cui ultimo libro esamina il rapporto tra islam e Stati Uniti. In un articolo scritto per WorldDailyNet, Federer smentisce sia gli apologeti islamici che accusano anche i cristiani di aver commesso violenze nella loro storia, sia i laicisti che credono sia la religione la prima causa della violenza – dimenticando gli stermini “atei” della Rivoluzione Francese, dello stalinismo, del maoismo -. Lo fa mettendo a confronto la vita e gli insegnamenti di Gesù con la vita e gli insegnamenti di Maometto: i quattro vangeli sono la fonte usata per Gesù, mentre per Maometto usa il Corano, l’Hadith (le storie sul Profeta trasmesse oralmente e poi raccolte dal califfo Omar II nell’VIII secolo) e il Sirat Rasul Allah (La vita del Profeta di Allah), anche questo scritto nell’VIII secolo.
Il confronto tra le due figure, ben dettagliato da Federer e che potete leggere nell'articolo integrale, non necessita di alcun commento. Citiamo solo alcuni punti:

- Gesù è stato un leader religioso;
- Maometto è stato un leader religioso e militare.

- Gesù non ha mai ucciso nessuno;
- Maometto si stima abbia ucciso 3mila persone, compresi 700 ebrei a Medina nel 627.

- Gesù non ha mai posseduto schiavi;
- Maometto ne riceveva un quinto dei prigionieri catturati in battaglia, comprese le donne (Sura 8,41).

- Gesù non ha mai forzato i suoi discepoli a continuare a credere in Lui;
- Maometto ha forzato i suoi discepoli a continuare a credere in lui (pena la morte).

- Gesù ha insegnato a perdonare le offese ricevute;
- Maometto ha insegnato a vendicare le offese contro l’onore, la famiglia o la religione.

- Gesù non ha mai torturato nessuno;
- Maometto ha torturato il capo di una tribù ebrea.

- Gesù non ha vendicato la violenza contro di lui, affermando addirittura “Padre, perdona loro” (Lc 23,24);
- Maometto ha vendicato le violenze contro di lui ordinando la morte dei suoi nemici.

- Per cristiani ed ebrei martire è colui che muore per la propria fede;
- Per l’islam martire è chi muore per la propria fede mentre combatte (e uccide) gli infedeli.

- Nessuno dei discepoli di Gesù ha mai guidato eserciti;
- Tutti i califfi discepoli di Maometto sono stati anche generali.

- Nei primi 300 anni di cristianesimo ci sono state 10 importanti persecuzioni contro i cristiani (senza che ci fossero resistenze armate);
- Nei primi 300 anni di islam, gli eserciti islamici hanno conquistato Arabia, Persia, la Terra Santa, Nord Africa, Africa centrale, Spagna, Francia meridionale e vaste aree di Asia minore e Asia.

Fonte: Il Timone.

Wednesday, March 19, 2008

Il Guardian e la delusione ateista

Su segnalazione de Il blog dell’uomo vivo, rilancio un post de La compagnia del libro, in cui si commenta l’articolo “The atheist delusion” (La delusione ateista), comparso sul The Guardian, quotidiano liberal britannico.
I campioni dell’ateismo? La peggior versione del fanatismo. E le loro idee non sono altro che una corruzione malriuscita di dogmi scientisti sconfitti dall’evidenza della storia. A parlare così non è un apostolo di Militia Christi, ma il laicissimo supplemento settimanale on line del Guardian, quotidiano britannico progressista, a firma di John Gray.
Il testo, il cui titolo ricalca sarcasticamente il bestseller di Richard Dawkins “The God delusion”, smonta sistematicamente e con la nota brillantezza della divulgazione britannica le tesi propugnate dai molti bestseller antireligiosi pubblicati negli ultimi anni. Ce n’è per tutti, sentite un po’:
Hitchens sostiene che “alla lunga la scienza scaccerà la fede ai margini della vita umana”. Be', questa non è un’argomentazione basata sull’evidenza dei fatti – replica Gray - ma un articolo di fede irrazionale. Se è vero che la “secolarizzazione è in ritirata al suo posto sta comparendo un tipo di ‘ateismo evangelico’ che non si vedeva dai tempi dell’età vittoriana”.
Gli atei sostengono di lavorare a “favore dell’umanità dell’uomo? È piuttosto buffo, allora, questo umanesimo che condanna l’impulso religioso così tipicamente umano”. Secondo Daniel Dennet, la religione non è altro che una filosofia primitiva unita al senso del magico. “Be’ lo diceva già Frazer nel ramo d’oro agli albori del Novecento e nonostante tutto quanto accaduto in quel secolo Dennet contiunua ad avere le stesse idee”.
“Sarà soprattutto la tecnologia a sconfiggere la religione”. Gray si chiede se Dennet abbia mai riflettuto sull’uso del web e della telefonia cellulare brillantemente dimostrato dai militanti di Al Qaeda.
Scienza e Religione per Gray, che non è certo un campione della fede, sono invece alla radice uguali nel cercare risposte a una domanda di senso. La differenza è semplicemente che la scienza lo fa “per esercitare una previsione e un controllo sui fatti”. L’idea di religione di Dawkins con il suo riferimento alla teoria dei “memi”, ovvero unità di valore simbolico che competono con altre in una parodia della teoria dell’evoluzione, non è altro che la dimostrazione di come il pensiero darwinista si risolva in un autentico “nonsenso quando applicato al di fuori del suo ambito di pertinenza”. La fiducia di Dawkins nel ruolo dell’educazione che scaccerebbe queste unità primitive è semplicemente risibile: “la biologia umana non è molto cambiata nel corso della storia da quando la conosciamo, e se la relgione è così tipica della specie, è difficile pensare che un qualsiasi tipo di educazione possa sradicarla”.
Ancora più ingenuo è l’autore della “God delusion” quando sostiene che “è vero che Hitler e Stalin erano atei, ma l’ateismo in sé non può influenzare la gente a compiere azioni cattive”. È qui che Gray ha gioco facile nel dimostrare i legami tra Hitler e certe versioni del darwinismo e nel ricondurre allo scientismo materialista la teoria nazista della razza per concludere così che “non si può assolutamente mettere in discussione che questo è stato un tipo di ateismo e che abbia contribuito a rendere possibili i crimini del nazismo”.
C’è poi chi afferma che uno stato sempre più secolare e nettamente distinto dalla sfera religiosa contribuirà al declino della religione. Teoria assolutamente ribaltata da una considerazione semplicissima. Gli Stati Uniti con la loro costituzione assolutamente secolare hanno al loro interno un fondamentalismo religioso assai più influente rispetto all’Inghilterra dove la Chiesa è statale.
E non è da dimenticare, infine, come certe esecuzioni pubbliche in Iraq rimandino ai “tribunali del popolo” degli anni di piombo, di matrice non propriamente religiosa.
Insomma, da Hitchens a Dawkins fino a Onfray, tra Inghilterra Stati Uniti e Francia, Gray ne ha per tutti. Ah, dimenticavamo: e i nostri Boncinelli e Oddifreddi? Neanche una menzione: sarà colpa della subalternità della nostra cultura o forse perché anche da un punto di vista di storia delle idee balzane non posseggono neanche la patente dell'originalità.

A San Giuseppe


con devozione e gratitudine.

Tuesday, March 18, 2008

Il canto libero di Giovanni Lindo Ferretti

Ci sono mille obiezioni possibili alla presentazione di questa lista ma sono di natura politica, corrente e ordinaria, non valgono. È la politica a essere in funzione della vita, non viceversa. Se non c’è rispetto per la vita la politica è solo accaparramento e distribuzione del potere. Legittimo ma un po’ poco, troppo poco.
Questo e altro qui.

Saturday, March 08, 2008

I mostri di Odifreddi e la veglia della ragione

Le liste dei best seller lo confermano: è in corso, in Occidente, una campagna antireligiosa, in particolare anticristiana. Anzi, in modo privilegiato anticattolica, con una virulenza di cui, da noi, un Piergiorgio Odifreddi è un paladino esemplare. Riesumando il termine del Terrore giacobino (“la Superstition”, con il corollario volterriano di un“Ecrasez l’Infame!”), ci esortano ad impegnarci contro i miti religiosi, per costruire una società finalmente atea, basata sulle certezze della scienza. I corifei di questa crociata all’inverso si riconoscono nelle parole che stanno sotto la celebre incisione di Goya e che spesso, tutti, ripetono : «Il sonno della ragione genera mostri». Se non ci libereremo dalle leggende religiose, le fauci del drago continueranno a minacciarci.
Si può discuterne. Smettendola, però, con una mistificazione, denunciata di recente anche dalla Civiltà Cattolica. Sueño significa, in spagnolo, sia “sonno” che “sogno” . E proprio a quest’ultimo significato pensava (è certo) quell’antilluminista che fu Goya, colui che con la sua arte ha denunciato gli orrori concreti dei miti rivoluzionari imposti dalle baionette francesi. Dunque, la celebre frase vuol dire esattamente il contrario di quanto hanno voluto farci credere i fautori del razionalismo. I mostri, cioè, vengono non dal sonno bensì dalla veglia della ragione, quando coltiva il sogno di mondi nuovi e perfetti, quando dà veste ideologica a quelle utopie “razionali”, “scientifiche” che, promettendoci il paradiso in terra, hanno prodotto gli inferni che hanno devastato gli ultimi due secoli.
(Vittorio Messori, Corriere della Sera, 8 marzo 2008)

Friday, March 07, 2008

Pillola 16

Il mondo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni. (Papa Paolo VI)

Amore e aborto

Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo grembo? Anche se vi fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. (Isaia 49, 15)

Tuesday, March 04, 2008

Disgusto per la campagna di Donna Moderna

Riporto il testo del messaggio che ho inviato a Donna Moderna, rivista ideatrice della campagna contro la violenza sulle donne.
Qui il link per scrivere al giornale.
Esprimo tutto il mio sconcerto e disgusto per la pubblicazione sul vostro giornale della foto di Oliviero Toscani contro la violenza sulle donne. Passi la vostra ricerca di facili guadagni, passi la ricerca del sensazionalismo per aumentare le vendite del giornale, ma a tutto c’è un limite di decenza, che in questo caso è stato ampiamente superato. Vi rendete conto di quel che avete fatto spogliando due bambini e mercificandone pubblicamente l’immagine? Non ci arrivate da soli a comprendere che associare ad un bambino la qualifica genetica di ‘carnefice’ solo a motivo del suo sesso, oltre che essere una madornale castroneria, è anche e soprattutto un messaggio fuorviante e dannoso per la società? Quale semplice e anonimo maschio, uomo, marito e futuro padre, vi invito a ritirare quella vergognosa immagine e a chiedere pubblicamente scusa per la vostra colpevole leggerezza.

Monday, March 03, 2008

Oliviero Toscani spoglia i bimbi e uccide i maschi

Nel 2001, 2002 e 2004, la nota casa di moda Sisley promosse la sua collezione con queste foto. Qualcuno le ricorda ancora? In quell’occasione, al mondo della pubblicità e delle riviste patinate va riconosciuto di aver almeno giocato a carte scoperte: senza ambiguità, si propinava al collettivo un pezzo del puzzle che andava a formare l’immagine desiderata di maschio occidentale. Foto di quel genere non erano le prime e non sarebbero state le ultime.

Apprendo da Passaggioalbosco che in questi giorni Oliviero Toscani, esponente di grido del mondo pubblicitario, è tornato in pista prestando il suo obiettivo fotografico ad una campagna contro la violenza sulle donne promossa dalla rivista Donna Moderna. Il committente, com’è ovvio, voleva un messaggio di sicuro effetto, semplice ma graffiante. Si è quindi rivolto a chi sapeva avere la "giusta sensibilità", il "giusto occhio" per certe cose. Ecco che cosa Oliviero Toscani ha tirato fuori, aggiungendo un altro pezzo al puzzle di cui sopra.

Passaggioalbosco ha usato parole opportune per denunciare tanto squallore. Claudio Risé ha argomentato sul male sociale che si nasconde dietro il bombardamento, non solo mediatico, a cui sono sottoposti i giovani (si vedano anche i commenti molto puntuali ricevuti sul suo Diario di bordo).

Di mio aggiungo solo una domanda: insieme alla doverosa reazione delle associazioni a difesa dell’infanzia, riusciremo a vedere, almeno questa volta, una decisa e massiccia protesta degli uomini? e, perché no, delle donne che amano e rispettano l’altra metà del cielo? Certo, non è impresa facile ostacolare chi, come Toscani & Co., partecipa allegramente della femminilizzazione/annullamento del maschile. Ma una campagna così oscena e perversa non può essere fatta passare sotto silenzio, senza battere ciglio, senza esprimere corale e pubblico disgusto per quanto accaduto.

Non molti anni fa, l’ATAC di Roma, la società che gestisce il trasporto pubblico su strada, promosse una campagna di assunzioni al femminile. Lo slogan posto sulle fiancate degli autobus fu “Anche le donne guidano”, o qualcosa del genere. Bene, quell’anche provocò l’ira delle associazioni femministe che, immancabilmente, tacciarono la pubblicità di maschilismo e razzismo. “Come sarebbe a dire «anche»”, obiettarono. “Le donne non sono da meno degli uomini nello svolgimento di qualsiasi attività o professione. Questa campagna nasconde un pregiudizio inaccettabile”. Risultato: lo slogan venne ritirato.

Stiamo proprio a vedere se il diritto delle donne a guidare un autobus vale più della facoltà concessa a Oliviero Toscani e ai suoi committenti di spogliare i bambini, nonché di dare impunemente a Mario del carnefice e a fare di Anna la sua vittima!