Wednesday, September 29, 2010

Una storia di "conversione"

Io ho 26 anni, e la mia è una storia fra tante. Scout da sempre nell'Agesci, cresciuto a pane e parrocchia; tutto bello, tutto colorato e gioioso, chitarre e batti-batti-le-manine.

Poi, arriva il liceo. Poi l'Università, anche all'estero. Ed è la fine. Filosofia, lettere, scienze, "grandi maestri" che pontificano sulla realtà "vera" che si agita e arde al di fuori di quella caverna platonica delle nostre menti ancora informi dove noi, costretti in vinculis in uno stato di minorità colpevole, ci affidiamo a certe bislacche e fatue figurazioni mitico-soprannaturali, buone giusto per lo studio e il diletto di antropologi e compagni. Sapere aude! è un richiamo ben più forte di certe altre pulsioni adolescenziali. La mia non era mai stata una fede"passiva".. e cominciai a leggere i miei avversari con una certa qual complicità.

Le vette del pensiero di tanti Locke, Petronio, Kant, Voltaire, Hegel, Leopardi, Spinoza, Lucrezio, Sartre, Montale, erano a poco a poco squadernate, disvelate come tante sorgenti d’acqua fresca in altrettanti giardini segreti, lì pronte a dissetare il brivido del proibito e l’arsura della mia giovanile ignoranza.. Le mie convinzioni andavano lentamente sgretolandosi e annacquandosi, da roccia che erano, diventavano sabbia bagnata. E no, a quell’età non avevo gli strumenti per non affondare nelle sabbie mobili che andavano via via formandosi. Guardavo "indietro", in famiglia e in parrocchia.. non serviva: non c'erano quelle figure dalla mente guizzante e audace che mi proponevano tra i banchi del Liceo o in ambito universitario.

Solo vecchine dal canto nenioso e vibrato, giovani "amiamoci e costruiamo un mondo nuovo di pace, giustizia e gioia" (un'utopia d'una bassezza talmente becera che farebbe venire l'ernia a Moro e le coliche a Huxley..) o adulti faccendieri, impastati di religione da sagrato tanto quanto d'interessi da bottega. Questo vedevano allora i miei occhi di diciottenne... Il Barone di Münchausen si tirava fuori dalle sabbie mobili tirandosi su per i capelli. Per quanto nella vita reale ci abbia provato, ho fallito. Il mio percorso "culturale" mi aveva portato ormai ad abbracciare posizioni diametralmente opposte a quelle proposte da quell'Istituzione che ora con grande emozione torno a riconoscere come la Santa Madre Chiesa.. Quando si comincia ad urlare il primo vigoroso "no!" a “..ciò che spesso han mascherato con la fede, a tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura..” (Guccini..) si è subito circondati da un coro di applausi, di giustificazioni, di argomentazioni stringenti, di evidenze che ammutoliscono.. trovi pure dei preti che “ti capiscono”, e “ti danno ragione”…

Pian piano, la tremula face della Verità soffoca sotto il "secchio" della Logica. Non essendo vero, questo fantasma infantile e antiliberale andava distrutto. In primis, dentro me. “Dovevo” liberarmi dalla “caverna platonica dell’oscurantismo religioso”. Dovevo farcela. Non potevo sopportare l’idea che la mia mente non ce la facesse. Se la cattiva notizia del “Dio non c’è” m’era arrivata, ora stava a me scoprire la notizia “buona”, ossia “che non mi serve”. Nel frattempo, l’università mi porta ad Amburgo, il “mio deserto”, il mio Egitto e Damasco insieme. Qualche invisibile traccia di un passato cristiano protestante, nell'assoluta indifferenza della vorticosa frenesia del quotidiano.. "Eppure, tutto funziona bene, anche meglio"! Quartieri a luci rosse diventati baluardo simbolo della città (St.Pauli - Reeperbahn), ragazzi che escono di casa a 16-17 anni, alcool a fiumi, cultura del divertimento.. Divertimento e libertà. Tutto low-cost: low cost, low happyness, low life. Parlare di etica è "antistorico". Il sesso é pressoché un'attività sportiva.

E la Chiesa tedesca? Rinfrancante era sentire una chiesa che "finalmente" parlava come Eugenio Scalfari ( si digiti “Jaschke Amburgo” su google, le posizioni del Vescovo sono note persino ai paracarri). “Ah, ma allora siamo solo noi che siamo così indietro" fu per me la conferma assoluta. Fu una suora, Schwester Wimala (almeno spero si scriva così), una Missionaria della Carità della Beata M. Teresa di Calcutta, aspettando il bus, a ribaltare tutto. Erano passati sì e no otto mesi dal mio arrivo. Lo fece con un sorriso. Io là in piedi, nel tardo pomeriggio, grigio, la solita pioggia.. Fumavo una sigaretta, i-pod nelle orecchie.. quando due suore, in abito lungo, velate di bianco e d’azzurro, si piazzano a pochi metri da me, sandali a piedi nudi nel freddo di ottobre. Comincio a pensare.. male. Continuo a pensare, ancora peggio. Poi una delle due suore, girandosi, mi sorride. Fui come pervaso da un senso di disprezzo. E lì, la mia razionalità, mi ha “fregato”. Mi stupii di me stesso, di quella reazione istintiva ad un semplice sorriso.. “va beh che è cattolica.. ma poverina..” E quasi a voler esorcizzare quello che avevo provato fino a qualche minuto prima, andai a parlare con le sorelle.

Giusto tre minuti.. Non capivo dai loro sguardi e dai loro sorrisi se fossero solo inebetite dalle “favole cristiane” in cui credevano, o cosa.. fatto sta che conoscerle e scambiare quattro chiacchiere mi fece un inaspettato piacere. Cercai su internet, e trovai dove abitavano. Cominciai a frequentare la Haus Betlehem: all’inizio sempre perché “dovevo” dimostrare che anche i laici, i “non credenti” si danno al volontariato, e quella era una buona occasione. Però le cose non sono andate così..parecchie cose cominciavano a non tornarmi..non mi quadrava come le sorelle potessero dedicare la loro intera vita, in modo così radicale e "duro", se il tutto era solo una festa tra amici un po’ pirla, che si rifugiavano in assurde speranze ultraterrene... In quei refettori.. tutti tedeschi, anche giovani, giovanissimi.. lì a elemosinare un piatto di zuppa. Tutti tedeschi. Tranne le Suore, indiane, polacche.. Donne trasfigurate da una Luce grandiosa, così stridente di fronte ai volti scuri e spenti di molti là dentro, che venivano da lontano per medicare le ferite di una società malata, che prima seduceva e illudeva..e poi scartava, buttava ai margini.

Fu quando cominciai a prendere sul serio l'impegno nella carità che arrivò la Grazia.. E nel mezzo "bella realtà" secolarizzata di Amburgo che descrivevo sopra, che tutte le mie ragioni son crollate.. son crollate di fronte all'animalità della "logica" umana slegata dal Senso primo dell'Uomo. Proprio nel quartiere dei divertimenti di Amburgo, tra prostitute, luci e giovani nei discopub, c'é quella piccola oasi di cinque suorine. E lì vedi, nel silenzio di quel refettorio, donne che vengono da lontano, chiamate da una Voce reale(!) e forte, in forza della quale dedicano la loro vita e i loro sforzi alla cura delle piaghe di questa società.. E allora ti commuovi. Capisci che c'é qualcosa che non va. "Dai una chance" a quella voce. Capisci che tutto quel che propone questo mondo, finisce quando questo mondo ti volta le spalle, spegne le luci.. A riaccenderle, ci son quelle cinque piccole suore.. gli esseri più magnifici d'Amburgo. Ti "arrendi"di fronte al Sepolcro spalancato del mondo e di chi l'ha vinto.

E decidi di entrare nel Mistero.. Il tutto mentre nelle parrocchie e tra i vescovi locali, si continuava a blaterale di sociale, di profilattici, di laici, celibato sacerdotale ecc.. tralasciando i nervi scoperti del male spirituale che ammorba le coscienze. Più egoisticamente: non parlavano del male spirituale che ammorbava (e ammorba) la MIA coscienza. Perché non era finita qui. Fides quaerit intellectum, e numerosi erano i nodi che rimanevano da “sciogliere”, quasi attendessero sogghignanti una capitolazione.. Oggi rido, se penso che volessi essere IO a fare i conti con Dio!.. Un bel giorno, dopo l'università e il lavoro.. andai a Messa. O almeno credevo.. Turisti dentro alla Cattedrale..Tutti a muoversi guidati da un cicerone che tutto fa tranne che curarsi dei quattro gatti in preghiera di fronte di fronte al cubo con sopra una piramide posta su un parallelepipedo ultra-futurista che serve da Tabernacolo. I turisti e il cicerone si mettono proprio là davanti, dando le spalle al Santissimo, parlando e ridendo.. Come se non bastasse, quella sera invece della Messa c'era una funzione ecumenica, rigorosamente senza sacerdote, per pregare per le donne in Papua Nuova Guinea!! Salutiamoci in papuano! fu il saluto della “ministressa”... ..et Lux in tenebris lucet..Così ho aperto gli occhi sull'abisso di certa anarchia progressista post-conciliare: non mi stavano offrendo Cristo, non mi stavano aiutando verso la Sua Croce.

Stavano “giocando” ad un varietà religioso terzomondista “volemose ‘bbene”. E progressivamente, mese dopo mese.. ho scoperto la Tradizione, porto sicuro e santo dove poter vivere la Fede in pienezza, senza sconti o diluizioni, sic et simpliciter come l'hanno vissuta i grandi Santi e i milioni e milioni di fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel tempo.. Perché “quella è La Chiesa”, la Ecclesia presenza salvifica nel mondo. Il mondo si salva per la Missione, per la Testimonianza di chi ha creduto nell’Amore. Una Chiesa orante, che non smette MAI di pregare e di offrirsi in sacrificio a Dio. Anche per “me”. Che prega per la mia conversione, che prega perché il Signore mi richiami a sé, che “mi mostri la Sua Misericordia e mi doni la Sua salvezza”. Non quella che vorrebbe esser come Vasco Rossi e benedire dal palcoscenico del mondo la nostra “vita spericolata”.

Con buona pace del Summorum Pontificum, l’unico posto dove poter assistere alla S. Messa di sempre era il Priorato della San Pio X. Non sono passato da un estremo all’altro: ho solo cercato chiarezza.. inter multiplices, io volevo sentire UNA sola VOX. Una sola. Quel Sacerdote, così pieno di Dio, sereno di fronte alle mie turbolenze, paziente di fronte alle mie insinuanti malignità, severo e a tratti burbero ai miei conati di sufficienza (come si sentono superiori i “nipotastri di Voltaire”!).. sempre all'altezza d'un testa a testa intellettuale che mi lasciasse non dico convinto, ma mi togliesse il gusto di "avergliene sapute dire quattro".

Poi la Santa Messa.. la prima volta, era un mattino, alle 10 emezza.. il Sacerdote, una signora, ed io. Silenzio. Muto per tutta la Messa. Io mi aspettavo un canto, una lettura.. niente. Rimasi confuso.. che roba è?..Silenzio. Fino al Sacrificio. Quella Messa, mi ha fatto male. Sì, MALE. Non le banalità, non la GGGioia da ebeti che svanisce appena usciti da Messa, non il "costruiamo un asilo in Botswana".. SILENZIO. Quel Sacerdote stava lasciando posto a Dio, là in fondo; lui, nascosto dentro e dietro i suoi paramenti, quasi come un chirurgo al tavolo operatorio. Cristo, con lui, sopra di lui, che "obbedisce" alle parole di quel sacerdote, e si strazia, si immola.. Il Sacro, fa male. E' come se ci muovessimo nelle profondità di un oceano, ermeticamente chiusi nelle nostre belle camere pressurizzate e ossigenate. Per uscire fuori, ci occorrerebbero ore e ore nelle camere di depressurizzazione.

Ecco, il Sacro è quella camera di depressurizzazione. E l'oceano, è Dio. Il “battesimo” nel Giordano tridentino porta inevitabilmente con sé qualche angosciosa domanda sullo spartiacque del Vaticano II.. Intendiamoci: io non ce l'ho col Concilio Vaticano II in sé.. non ho né i mezzi culturali né la Fede di Mons. Gherardini o di Amerio per poter leggere il “fenomeno Vaticano II”, né il dramma spirituale vissuto da S. Ecc. Mons. Lefebvre per poterlo “accusare”. Di certo però ce l'ho a morte con il risultato di anni e anni in cui "tutto" è stato scialacquato in una marea di banalità circensi, dove il MASSIMO, dico, IL MASSIMO che ci si possa sentir generalmente dire a Messa sono i consigli di Frate Indovino nei panni d'un sindacalista. Ma possibile, POSSIBILE dico io che in duemila anni di Storia della Chiesa, di elevazioni spirituali dei Padri, dei Santi, dei Mistici, dei Dottori, di monaci, eremiti, religiosi e religiose..tutto quello che esce in un'omelia siano quattro banalità da paninari?.. A volte non sono nemmeno più omelie: sono pubblicità progresso.

Sua Eminenza il Card. Biffi (Iddio ce lo conservi), in un libello squisito e illuminante, “Il quinto Vangelo”, immagina un “Buon Pastore” in chiave post-conciliare, il quale, dopo aver smarrite le 99 pecorelle, caccia fuori dall’ovile pure l’ultima rimasta, rimproverandola per la scarsa intraprendenza.. e poi se ne va a bere con gli amici all’osteria, discutendo di pastorizia. Dagli torto! "..nella celebrazione liturgica, è importante non prevaricare mai su ciò che la Chiesa ha tramandato nei secoli. Partecipare in questo modo alla liturgia ci insegna l'amore per la bellezza. Non possiamo vivere la liturgia dimenticando la sua infinitezza cosmica, che arriva fino agli estremi confini del creato e comprende gli angeli del cielo e i santi di tutti i tempi. La liturgia è l'eterno che entra nel tempo e nello spazio. E' il mondo come Dio lo ha pensato.." (Mons. Camisasca, "Padre", pag 84).

Beh, chi vede tutto questo nella stragrande maggioranza delle celebrazioni “novus ordo”?.. Io di certo no. Per non parlare di quando siamo tra scout "cattolici", io ormai la Comunione dopo certe “messe” dove il Vangelo viene mimato a scenette o ci si passa in cerchio la pisside con le Sacre Specie e ognuno prende e mangia, non mi sento nemmeno più di farla.. A questo punto io non me la prendo più coi "giovani" perchè perdono la Fede. Ma con gli adulti che non sanno trasmetterla nella Sua vorticosa, abissale profondità e bellezza. Non sanno trasmetter loro quel senso di vertigine che piega le ginocchia di fronte all'Assoluto. Ma come, la passione per il calcio, per la pesca, per la collezione di aeromodelli sì.. e la passione per la SS. Trinità no?! Vedo nella Messa "nuova" (che io sono tornato a frequentare, intendiamoci) una vittima e al contempo, una complice di tutto questo. Quante volte ho sentito: “dipende come viene celebrata”.

Ecco: there is no right without a remedy, dicono i giuristi britannici.. non ha senso affermare l’esistenza di un diritto, se questo non può esser fatto valere. Bene: fino a quando assisteremo alla dissacrazione e alla profanazione costante, sistematica, studiata e compiaciuta di ciò che abbiamo di più caro e più sacro senza che nessuno possa porvi rimedio, beh: QUELLA E' la Messa nuova, non la Messa "celebrata male". Chi può dire che le “messe scout” sono celebrate male (S. Em. il Card. Caffarra a parte)? Chi può dirlo delle messe carismatiche? Chi delle liturgie di certi cammini? Chi delle messe con danze etno-pop nei palazzetti dello sport, se a concelebrare c’è il fior fior dell’episcopato nazionale? Purtroppo non esiste più "una" messa NovusOrdo, ci sono infinite messe NovusOrdo.. e non si può sempre e solo dar colpa al singolo interprete del momento, MA a chi ha fatto finta di non sapere che poi, quel testo scritto in the books (sempre per citare la giurisprudenza anglosassone), sarebbe entrato in action, ossia nella vita di parrocchie, movimenti, gruppi, associazioni ecc.. sarebbe andato in mano a mille interpreti. La Sacrosantum Concilium è de facto carta straccia, descrive una liturgia che, nella pratica domenicale dell’Orbe cattolico, non esiste. Sempre che non intenda dire altro rispetto a quel che vi si trova scritto, ovvio. Mi chiedo CHI sentisse il bisogno di annacquare tutto, di buttare tutto alle ortiche per "rendere tutto più comprensibile".

Quel che c'è da capire, si capisce perfettamente. Quel che non si capisce, é perché non é umanamente dato capire... Ciò che si è reso comprensibile NON E' il mistero di Dio, ma sono le trovate dei tanti autoteologi che hanno imperversato e imperversano, talvolta anche da autorevoli pulpiti, nella Vigna del Signore. Per dirla con l'allora Card. Ratzinger: non mi stupisco che vi sia gente che non creda, mi stupisco di più che ve ne sia ancora che invece creda. Il Vaticano II e il suo spettro sono diventati per molti, MOLTISSIMI un alibi para-dogmatico per non prender più sul serio NULLA (tutto è “simbolo”, fin troppo) per sentirsi sempre sulla cresta dell'onda dell'aggiornamento: dobbiamo svecchiarci, esser più moderni, altrimenti i giovani non ci seguono, la gente non capisce.

Se un prete cinquantenne entrato in seminario a quindici anni e vissuto “tra preti” per i restanti trentacinque, per sentirsi moderno, giovane e dinamico deve ricorrere a espedienti da varietà ( messe calcistiche, messe “dei giovani” col trenino della pace (sic!), messe “rock” perché “Gesù è rock!”..Praystation, Holy Beach: Surf and Pray..) o benedire la promiscuità (l’importante è volersi bene), non è “moderno”: è un patetico BUFFONE ed è grazie a gente come lui che molti giovani non ci pensano due volte a guardare a questi acrobati dell'inutile, alzare le spalle con sufficienza e dire: “grazie, no: ho smesso”.

Peccato dicano “no” non solo a quel singolo pretonzolo.. ma lo dicano pure al Cristo, all’Immacolata.. e alla Chiesa dei Padri del deserto, dei Martiri, dei Santi, dei Dottori.. Ma come possono saperlo? Davanti a loro, c’è solo un don chichì qualunque.. IO sono moderno, qui e oggi, ma la mia Fede mi sovrasta, antica e meravigliosa come le stelle. Quelle vere, del firmamento, non quelle di cartoncino giallo, misurabili e afferrabili, belle da mettere in vetrina, buone per le feste, ritagliate da Voltaire e compagni... Dipende che stelle mi vuol mostrare la Chiesa. Di quelle da mettere in vetrina, anche se fatte dalle manine sante di uomini e donne "di chiesa", ci si stufa.. Non ci si stupisca poi, per dirla con l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Mani, di non trovare più la Chiesa di Dio.. ma “una baracca”. Ci si giocherà alla Praystation. Andrea G.

www.messainlatino.it

Tuesday, September 28, 2010

Solo per oggi

1) Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.

2) Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.

3) Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.

4) Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.

5) Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.

6) Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.

7) Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.

8) Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.

9) Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.

10) Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.

Papa Giovanni XXIII

Thursday, September 16, 2010

Attivista gay britannico esprime il suo odio e le sue idee sul sesso

Copio e incollo da Libertà & Persona

Peter Tatchell è un attivista gay che ha chiesto l'arresto di Benedetto XVI appena costui toccherà il suolo britannico. Un pazzo? Come tanti altri anticristiani intolleranti in servizio permanente, che hanno cercato di presentare il papa, prima del suo arrivo in Inghiletrra, come un mostro.

Di seguito un articolo di Francesco Colafemmina su fidesetforma.it:

Lunedì prossimo la TV inglese Channel 4 trasmetterà un documentario realizzato da tal Peter Tatchell, attivista gay particolarmente impegnato ad attaccare il Santo Padre. Questo individuo, come già messo in evidenza da Damian Thompson sul suo blog, ha realizzato più un film alla Dan Brown che un documentario, visto che il suo livello di obiettività sfiora i fondali marini più profondi...

Racconta lo stesso Tatchell che nel suo programma propagandistico si è dato da fare per intervistare vittime di abusi sessuali da parte di preti cattolici, con l'intento di accusare in ogni caso Papa Benedetto di "coperture" e "occultamenti" dei gravissimi peccati e crimini di una parte minoritaria del clero cattolico. Allo stesso tempo questo signore si spaccia per un difensore dei diritti umani, sebbene emerga chiaramente che la maggior parte dei diritti da egli invocati riguardano più che altro il sesso in tutte le sue salse.

Ma credo debba far molto discutere quanto questo signore apertamente va propagandando sul proprio sito web (cercare alla voce sex education). Mi riferisco ad un suo lungo articolo in merito all'educazione sessuale nelle scuole pubblicato nel 2002.

In particolare c'è un punto delle deliranti argomentazioni di Tatchell che vale la pena riportare integralmente: "Diffondete tutti i fatti - dite tutta la verità. Se l'educazione cerca di cancellare l'ignoranza e di impartire la conoscenza, allora l'educazione sessuale ha l'obbligo di fornire tutti i fatti e dire tutta la verità su ogni tipo di sesso e di relazione. Ciò include anche pratiche che qualcuno potrà trovare disgustose, come la sodomia o il sadomasochismo, e comportamenti nocivi come il sesso non protetto e l'abuso di bambini. Nulla dev'essere fuori dai limiti. L'obiettivo di parlare francamente di questi argomenti scabrosi non è quello di incoraggiarli, ma serve ad aiutare gli alunni ad affrontarli se li incontreranno nella loro vita futura. (...) Alcune pratiche potranno sembrare strane ad alcuni. Ma la differenza è il sale della vita. L'incubo sessuale di qualcuno può essere il nirvana sessuale di qualcun altro. Premettendo che il comportamento dev'essere consensuale, che nessuno sia offeso e che il piacere sia reciproco, le scuole dovrebbero adottare una attitudine a non giudicare e del 'vivi e lascia vivere'."

In un altro suo articolo, sempre leggibile sul suo sito, Tatchell si dice contrario a limitare l'età del consenso ai 16 anni (lo dice anche in questo articolo) e afferma: "Fissare il consenso a 16 anni costituisce una curiosa contraddizione. Mentre si proteggono giovani minorenni, li si criminalizza allo stesso tempo. Ciò rinforza l'idea che non abbiano diritti sessuali. Considerato incapace di consentire al sesso, una attività sessuale che coinvolge un minore di 16 anni - anche se è consenziente ed entrambi i partner sono della stessa età - è categorizzato come un "abuso". Negare una scelta sessuale ai minori di 16 anni e parificare il sesso consensuale ad una violenza toglie potere ai teenagers. Gli toglie il diritto a prendere decisioni che riguardano i loro corpi. Ciò gioca a favore di adulti che vogliano abusare di loro".

Dunque avete capito bene: l'uomo che accusa il Papa di aver coperto i casi di abusi pedofili, in nome di presunti diritti umani di cui egli stesso si fa promotore, è lo stesso che propaganda una pseudo morale sessuale (nel suo articolo la definisce proprio così) in base alla quale qualsiasi comportamento sessuale purché basato sul mutuo consenso, è da ritenersi accettabile e addirittura dovrebbe essere insegnato ai giovanissimi nel corso di apposite lezioni scolastiche.

Francamente queste parole mi sembrano al minimo scandalose e meritevoli di pubblica condanna. Questo signore praticamente accetta qualsiasi forma di comportamento sessuale, includendo nel suo catalogo di bestialità anche la pedofilia. Ma non si ferma qui: giunge a mettere in questione anche la libertà sessuale dei minorenni, dei teenagers (13-16 anni), indipendentemente dal tipo di relazione e dal fatto che i loro partners siano adulti o coetanei.

Il pensiero di Tatchell è dunque ai limiti dell'incitamento alla pedofilia. Ed è non solo inaccettabile che un personaggio in grado di pensare e propagandare queste diaboliche riflessioni in merito all'educazione dei teen agers possa permettersi impunemente di fare la morale al Papa, rammentando vecchie questioni di abusi commessi da alcuni preti cattolici. Ma è oltremodo singolare che la realizzazione di un documentario sia pur polemico sulla figura di Papa Benedetto XVI venga affidata ad un soggetto privo di alcuna autorità morale e del benché minimo oggettivo senso critico, ma al contrario animato da pensieri che definire perversi e criminali sarebbe troppo generoso. Mi auguro che i media di mezzo mondo si occupino della vicenda, degna di suscitare le medesime reazioni indignate troppo spesso ingenerosamente e ingiustamente indirizzate contro il Pontefice. D'altro canto si tratta solo di un'ulteriore conferma della pochezza di questi nemici di Papa Benedetto e della desolante miseria del loro pensiero irrazionale e disumano".

Friday, September 10, 2010

Salvata Sakineh, ma lapidato il Medioevo

C’è un diritto all’ignoranza, ma per la povera gente che non ha potuto studiare, non per i premi Nobel, né per i “maestri del pensiero” che pontificano dalle prime pagine dei giornali prendendo topiche imbarazzanti.

Non si può far la guerra al pregiudizio usando i pregiudizi (più sciocchi), non si può combattere l’oscurantismo esibendo la più crassa ignoranza.

Tanto meno per una causa nobile come la salvezza definitiva della povera Sakineh, la ragazza iraniana dallo sguardo dolce e triste, di cui ieri è stata sospesa la lapidazione.

A cosa mi riferisco? Alla prima pagina della Repubblica di ieri. Che, sotto il titolo “L’appello dei Nobel ‘Salvate Sakineh’ ” riportava, in caratteri grandi, questo testuale virgolettato: “Fermiamo l’orrore sul corpo di quella donna. La lapidazione è medievale, una punizione che non esiste nel Corano”.

Assurdità

Mi sono stropicciato gli occhi e ho riletto: “la lapidazione è medievale”. Sotto questa colossale baggianata, riprodotta fra virgolette e in caratteri grandi, la Repubblica ha riportato i nomi dei Premi Nobel Shirin Ebadi, Luc Montagnier, Rita Levi Montalcini, Harald Zur Hausen, Claude Cohen-Tannoudji e Gerhard Ertl.

Ma dall’articolo si evince che la frase è dell’avvocatessa iraniana, premio Nobel per la Pace, Shirin Ebadi che ha testualmente detto: “La lapidazione è una forma di punizione medievale che non esiste sul Corano”.

Lasciamo perdere la seconda parte della frase (“una punizione che non esiste nel Corano”), anche se sospetto che i mullah di Teheran conoscano ciò che dicono il Corano e gli altri testi normativi dell’Islam meglio di noi.

La cosa che mi ha fatto sobbalzare è quell’altra, perché è platealmente falsa: “la lapidazione è medievale”. Non so se la Ebadi intendeva parlare del “Medioevo islamico”, ne dubito perché altrimenti avrebbe dovuto dirlo.

In ogni caso, siccome la Repubblica non esce in Iran, ma in Italia, siccome ha scritto Medioevo tout-court (senza l’aggettivo islamico), siccome questa è la definizione dell’epoca cristiana data dall’Illuminismo e siccome è tipico della cultura europea post-illuminista attribuire al Medioevo cristiano ogni turpitudine, è naturale intendere il “proclama” che ieri stava sulla prima pagina di Repubblica come un anatema contro il Medioevo per antonomasia, il nostro Medioevo.

E allora qui c’è da trasecolare. Quando mai nel Medioevo si sono lapidate le presunte donne adultere? Per scrupolo professionale ho voluto consultare un medievista a 24 carati come Franco Cardini che, ovviamente, ha negato che nel Medioevo i cristiani lapidassero le donne ritenute adultere.

Anzi. La celeberrima pagina del Vangelo in cui Gesù salva l’adultera dalla lapidazione, prevista dalla legge ebraica di quel tempo, ha segnato una svolta storica. La pietà e il perdono di Dio irrompono nel mondo e lo ricreano.

Gesù liberatore delle donne

Quella pagina è una pietra miliare perché rappresenta in modo drammatico tutta la novità portata da Gesù rispetto all’antica Legge. E’ una rivoluzione che lui dovrà pagare con la vita.

Gesù mostra al mondo la struggente tenerezza di Dio verso i peccatori, rivela il “Padre misericordioso” che corre incontro al figlio scialacquatore pentito e lo riempie di abbracci e onori.

Gesù pronuncia parole durissime proprio contro quelli che si ritengono “perbene”, contro chi pretende di non essere peccatore, di non aver bisogno di perdono e di aver diritto di lapidare gli altri.

Questi “maestri della legge” vengono da lui chiamati “ipocriti” e “sepolcri imbiancati”. Gesù tuona: “Serpenti, razza di vipere! Come potrete evitare i castighi dell’inferno?” (Matteo 23, 4 e sgg). Gesù dice loro provocatoriamente: “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno dei cieli” (Mt 21, 31).

Dopo Gesù il mondo non è più lo stesso. Finisce anche l’orrore della schiavitù femminile. Non si uccide più una donna per un suo presunto peccato. Era un orrore che accomunava tutte le civiltà antiche: nella Roma imperiale, patria del diritto, una donna poteva essere ammazzata dal marito o anche dal suocero perfino per motivi futili, come aver bevuto del vino.

Eva Cantarella, nel suo libro “Passato prossimo”, spiega che su una figlia il padre ha diritto di vita o di morte (Ponzio Aufidiano per esempio uccise la figlia innocente quando scoprì che era stata violentata).

E ovviamente il marito può uccidere la moglie in caso di adulterio di lei. Ma non viceversa. Catone diceva: “se sorprendi tua moglie mentre commette adulterio, puoi ucciderla impunemente; se lei sorprende te invece non può toccarti nemmeno con un dito”.

Era pratica sociale accettata la soppressione o l’abbandono delle figlie femmine o anche il cedere la propria moglie come Catone che dette Marzia all’amico Ortensio (anche Ottaviano si fece cedere Livia dal marito).

Con il cristianesimo inizia l’unica, vera e duratura rivoluzione per le donne. E’ con Gesù, letteralmente con la sua venuta, che la donna acquista una dignità che non aveva mai avuto e che, anche giuridicamente, è pari all’uomo. E la più alta fra le creature sarà la Madonna.

Ricordo che perfino Roberto Benigni, nelle sue letture della Commedia dantesca, commentando il XXXIII del Paradiso, che inizia con la celebre preghiera alla Vergine, diceva: “la donna ha cominciato ad avere la possibilità di dire ‘sì’ o ‘no’ da quando Dio stesso ha chiesto a Maria di Nazaret il suo libero sì o no”.

Il medioevo è la prima, grande fioritura della civiltà cristiana ed è finalmente l’epoca della storia in cui non si è più potuto lapidare la donna adultera, né considerare la donna un oggetto su cui esercitare diritto di vita o di morte.

Qualcuno obietterà: ma come, stiamo dandoci da fare per salvare una povera donna dalla barbara lapidazione e tu pianti una grana in difesa del Medioevo. Sì. Perché in definitiva la salvezza delle tante Sakineh sta solo nella novità portata dal cristianesimo. Come è stato per l’Europa.

E’ vero quindi l’esatto contrario di quanto proclamato dalla prima pagina di Repubblica. Proprio il Medioevo segna, nella storia mondiale, la fine di quell’orrore. La Ebadi avrebbe dovuto dire: purtroppo non siamo al Medioevo cristiano.

Ovviamente non è che il Medioevo sia stato pieno solo di santi: gli uomini continuavano a essere peccatori e barbari. Ma si era invertito il corso della storia che andava verso la sopraffazione e la violenza sistematica sui deboli, i vecchi, i malati, i bambini e le donne. Il Medioevo avrà avuto i suoi difetti, ma non lapidava le donne.

Umberto Eco, che è una firma autorevole di Repubblica ed è un appassionato di quell’epoca potrebbe spiegarlo in un attimo alla redazione di quel giornale. Perché è incredibile che il quotidiano più diffuso, un giornale importante come Repubblica cada in questo colossale errore.

Pregiudizi

Come può accadere? Mi dice Cardini: “perché sui media ci sono cose di cui si può parlare male impunemente: il Medioevo è una di queste. E lo si fa per parlar male del cristianesimo su cui tutti si sentono in diritto di sputare”.

C’è un meraviglioso libro della medievista francese Régine Pernoud, pubblicato da Bompiani, “Medioevo. Un secolare pregiudizio”, che demolisce proprio i tanti luoghi comuni calunniosi che dal Settecento sono stati ingiustamente diffusi sul Medioevo. Basati su falsità e ignoranza.

L’ignoranza, il preconcetto nutrito di luoghi comuni, la scarsa conoscenza della storia sono tutti ingredienti di quel, più ampio, planetario pregiudizio anticristiano, anzi “pregiudizio anticattolico”, che il sociologo Philip Jenkins, in un suo libro, ha definito “l’unico pregiudizio ammesso”.

In effetti l’epoca del “politically correct”, che ha messo al bando tutti i pregiudizi basati sull’appartenenza etnica, religiosa, sessuale o sociale, ammette solo quello contro la Chiesa cattolica.

Sulla Chiesa e sui cattolici di oggi e di ieri si possono impunemente sparare sentenze di condanna morale e culturale, immotivate e ingiuste.


di Antonio Socci, su “Libero” del 9 settembre 2010